Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2018
Pechino apre alla carne suina emiliana
Nel giorno in cui l’Istat certifica la Cina come primo mercato per crescita delle esportazioni italiane (+22,2% nel 2017 rispetto all’anno prima, contro un dato medio dell’export extra Ue dell’8,2% tendenziale) arriva un’altra buona notizia per gli scambi con il governo di Pechino: la Cina ha infatti ufficialmente aperto i confini alle importazioni di carne fresca suina italiana, un mercato bloccato dal 1990. Lo scorso dicembre era arrivato il via libera, invece, alle carni bovine, dopo 16 anni di bando.
Sono infatti terminati ieri i sopralluoghi di una delegazione della Cnca (Certification and accreditation administration of the People’s Republic of China) in 7 aziende emiliano-romagnole, sulle 12 selezionate in tutta Italia per i controlli: non solo macelli ma anche prosciuttifici e salumifici (tra cui Bellentani 1821 del gruppo Citterio) per allargare la lista delle imprese ammesse sulle tavole cinesi, nonché la fabbrica Newlat di latte in polvere per l’infanzia. «Da molti anni gli enti cinesi preposti a food safety e food security non venivano in Italia e il fatto che più di metà delle visite previste nel nostro Paese si sia concentrata sulla filiera suinicola emiliano-romagnola conferma il primato delle nostre produzioni tracciate e di qualità e apre importati prospettive per l’export e quindi per l’occupazione», sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.
Lo sblocco delle carni suine e bovine è un primo passo per promuovere gli altri negoziati in atto tra Roma, Bruxelles e Pechino, perché il mercato cinese, con i suoi 1,4 miliardi di consumatori, è oggi il più dinamico e interessato al made in Italy. Senza contare che l’agrifood (settore che oggi pesa meno del 4% dell’export italiano in Cina) è destinato a schizzare grazie al dimezzamento dei dazi decisi da Xi Jinping su alcuni prodotti chiave della nostra filiera come formaggi, pasta, salumi.
I dati Istat diffusi ieri sull’interscambio extra Ue a dicembre confermano la buona annata, non solo in Cina, nonostante il segno meno dell’export su base mensile: -1,8% (dopo un novembre 2017 record) a fronte di un +1,6% dell’import,con un avanzo commerciale di 6,2 miliardi di euro (il livello nominale più alto da 25 anni). L’export volge in positivo guardando sia al trimestre (+4,1) sia all’anno (+8,2%).
A rafforzare il clima di fiducia e il consolidarsi della ripresa industriale sono arrivati ieri anche i dati Istat di novembre su fatturato e ordinativi interni, in crescita su base sia mensile sia annua, in tutti i settori (energia in testa). Il fatturato è salito dell’1,3% su ottobre e del 5,1% su novembre 2016. Gli ordini segnano un + 0,3% su ottobre e un +8,9% su novembre 2016.