il Fatto Quotidiano, 25 gennaio 2018
La Bosken avrà il suo costoso seggio di deputata a Bolzano
Per il candidato del collegio uninominale di Bolzano-Bassa Atesina, la Südtiroler Volkspartei (Svp) “attende dal Pd una proposta di elevata credibilità autonomista”. Così diceva una settimana fa il segretario Philipp Achammer. E i democratici l’hanno accontentato subito schierando per la Camera (in Senato corre il bellunese Gianclaudio Bressa) nientemeno che Maria Elena Boschi, autonomista al punto che alla Leopolda del 2014 l’allora ministra delle Riforme dichiarava: “Non è il momento propizio, ma sarei favorevole alla soppressione delle autonomie speciali”. Si cambia, per carità, tanto è vero che poi la sua riforma costituzionale escludeva dalla “centralizzazione” di molte competenze proprio le Regioni a statuto speciale.
È da allora che con Bolzano e Trento Boschi ha ottimi rapporti e ora ne diventerà portavoce in Parlamento. D’altronde è stata lei stessa a insistere per questa soluzione: dopo aver vigorosamente tentato, invano, di essere candidata nel collegio uninominale di Firenze, martedì il Nazareno pareva deciso a candidarla solo nei listini proporzionali. Quando ha visto la notizia sulle agenzie, però, Boschi ha animatamente protestato. Prima di tutto con Matteo Renzi: esclusa la Toscana, in cui si sarebbe finito per fare la campagna elettorale solo su Banca Etruria, il collegio di Bolzano è la soluzione più semplice. In Alto Adige il Pd è appunto alleato con la Svp e quel collegio è blindato (in quelli di Merano e Bressanone, invece, Svp corre da sola, e vincerà).
“Non abbiamo la conferma ufficiale, non siamo stati consultati – ha detto Alessandro Huber, segretario del Pd di Bolzano – noi stavamo valutando di trovare un candidato locale come ci era stato richiesto”. Però, al netto di questo, sostiene di non avere nulla in contrario alla candidatura della Boschi: “Potremmo addirittura uscire rafforzati nei rapporti con Roma, se viene un esponente di spicco del Pd come lei”, spiega, facendo intendere che le richieste degli altoatesini non si faranno attendere. D’altra parte, il nome in ballottaggio con la sottosegretaria era Graziano Delrio. Entrambi di provvedimenti in favore della provincia autonoma ne hanno fatti molti.
Quel collegio blindato dal patto di ferro con la Svp, insomma, non è costato poco al Paese. Il meccanismo del Rosatellum a Trento e Bolzano riconferma l’egemonia in Regione dei due grandi partiti autonomisti (quello sudtirolese e quello trentino appunto). Condizione imprescindibile: il cosiddetto Tedeschellum, un proporzionale puro, naufragò nel giugno scorso proprio quando quel sistema fu esteso al Trentino Alto Adige.
Gli autonomisti, d’altra parte, si sono guadagnati lo speciale trattamento concedendo una fondamentale fiducia al governo in questa legislatura, specie al Senato attraverso il Gruppo autonomie, un pugno di anime al comando del senatore altoatesino Karl Zeller, navigato gestore del suk nelle leggi di Bilancio, che ha già benedetto l’arrivo dell’ex ministra.
Nell’ultima manovra, per dare l’idea della sua potenza di fuoco contrattuale, la Svp al solito ha incassato di tutto, dalle indennità ai consiglieri di Stato residenti a Bolzano a diverse norme fiscali ad hoc per l’Alto Adige, dai fondi per l’apicoltura montana alla totale potestà delle province autonome di Trento e Bolzano sulle concessioni idroelettriche.
A novembre scorso, poi, Delrio ha regalato il prolungamento di 30 anni della concessione all’Autobrennero, 300 chilometri di strada da Modena al confine austriaco, permettendo alle province autonome e alla Regione – azionisti di controllo della società – di gestire l’A22 come “servizio pubblico” in house fino al 2048 con un guadagno di 6 miliardi netti (ma non per gli automobilisti).
Ma quello tra Svp e Pd è un legame sigillato in più atti. Detto della riforma costituzionale, che blindava l’autonomia delle Regioni speciali e concedeva al Trentino il doppio dei senatori delle Regioni analoghe, a giugno 2016 Boschi andò in visita a Bolzano per suggellare l’ok del governo al progetto che la Svp porta avanti ormai dal 2012: cancellare la toponomastica italiana in Alto Adige, ora finito nel congelatore dopo la rivolta di accademici e parlamentari.
Perfino sulle banche la “specificità” della Regione è stata tutelata: la riforma degli istituti cooperativi (le Bcc) ha infatti salvato le Casse Raiffeisen dall’obbligo di confluire nel gruppo nazionale: potranno farsene uno loro evitando di consegnarsi al mercato. Anche qui una norma benedetta da Karl Zeller. Per il Pd, insomma, tutte le Regioni autonome sono speciali, ma qualcuna lo è di più. Un amore interessato. E ora correttamente ricambiato.