Sette, 25 gennaio 2018
Shade, rapper innocente diviso tra il doppiaggio e il Po
CI SONO PERSONE che si portano appresso un aggettivo, sempre quello, qualunque cosa facciano. Guardando i suoi video, ascoltando il suo ritmo rap, seguendo le sue movenze o semplicemente sentendolo parlare, l’aggettivo che mi viene in mente per Shade è “innocente”. Un ragazzino che – come da vocabolario – «non ha ancora conoscenza ed esperienza del male, che è privo di malizia». Ragazzino, poi, non tanto perché di anni ne ha trenta pur dimostrandone molti di meno.
La sua voce arriva da un punto sconosciuto di Torino, «la mia città dell’anima», come dice lui.
E racconta con naturalezza e innocenza, appunto, inquietudini, sogni e vita di tutti i giorni.
Per esempio quella volta di Bene ma non benissimo: «Avevo la base da un paio di mesi ma mi sembrava troppo allegra, non mi veniva nessun testo. Un giorno ho chiamato il mio manager e gli ho detto: senti, a me non viene nulla, diamola a qualcun altro. Ci credi che quella sera stessa la canzone è arrivata? Come se avessi avuto paura che qualcuno potesse scriverla al posto mio. Mi è venuta di getto, l’ho registrata in un messaggio vocale...». Risultato: quel «se mi chiedi come va, va bene ma non benissimo» è diventata la colonna sonora rap dell’estate 2017 e a ottobre il riconoscimento più ambito: disco di platino.
«IO NON SONO MOLTO POSITIVO» premette Shade – nato e cresciuto a Torino come Vito Ventura – «e quando mi dicevano “troppo ga, questa canzone” pensavo: vabbè l’hanno detto anche altre volte e poi non è successo granché. Invece...».
Invece ecco la scalata delle classi che e il boom del video, visualizzato 27 milioni di volte. E poi la sorpresa più grande a novembre, con il singolo successivo, Irraggiungibile.
Stavolta la canzone parla d’amore e lo fa con Federica Carta (concorrente di Amici). Shade confessa che «Dopo Bene ma non benissimo proprio non mi aspettavo che Irraggiungibile potesse andare ancora meglio, eppure è successo». Disco d’oro dopo due settimane e disco di platino dopo un mese mezzo, ai vertici di Spotify e iTunes e video da 30 milioni di views. Molto più di una conferma «e adesso sono in ansia» dice lui, «come faccio a battere quel risultato?».
CON UN NUOVO ALBUM, viene da rispondere. «Ci sto lavorando» annuncia. «Sarà presto ma non prestissimo...»”. Anche perché le giornate di quest’uomo con la faccia da ragazzino sono divise fra il rap, gli amici, gli impegni da doppiatore («Passione nata da bambino mentre guardavo Robin Williams che in Mrs. Doubtfire doppiava un uccellino»), la palestra, le camminate e le corse lungo il Po («A volte mi riconoscono e sento qualcuno che dice a un altro: quello è Shade? E la risposta, chissà perché, è sempre: ma va! Figurati se Shade corre per strada...»).
Se dovessi chiedere un regalo al 2018? «Che fosse bello come il 2017». E se dovessi dire grazie a un tuo fan? «Lo direi a quella ragazza molto malata che mi ha scritto e che sono andato a trovare. Aveva forza e ottimismo, e sapere che ora sta meglio per me è il regalo più bello. La sua voglia di vivere era contagiosa quindi dico grazie a lei».