il Giornale, 25 gennaio 2018
Bocciare è utile e fa ripartire. Lo insegna Mister Quark
Non ci sarà mai più un altro Alberto Angela e non serve Quark per spiegarlo. Non è questione di estinzione, come per i mammut. No, se non ci sarà mai più uno come lui, il Re Mida della divulgazione scientifica in tv, è colpa della scuola. E di chi ha vietato la bocciatura.
Surreale? Mica tanto. Tutto nasce dalla rivelazione fatta ieri in un’intervista da papà Piero: «Alberto fu bocciato in quinta elementare e fu giusto punirlo. Gli bruciò molto, ma innescò in lui una spirale virtuosa. Oggi invece si tende a dare la colpa agli insegnanti». Eccola l’ultima lezione di un uomo che ha fatto per la cultura generale degli italiani più di quanto la ministra Fedeli farà in una carriera politica. E che oggi riporta il buonsenso in un’opinione pubblica che sembra una savana arsa dal buonismo.
Da quest’anno la «Buona scuola» ha cancellato la bocciatura alle elementari e alle medie, inchinandosi a una visione pedagogica che la interpreta come una «ammissione di fallimento delle istituzioni», una «persecuzione» e perfino – non è uno scherzo – una «selezione classista» contro i figli di famiglie disagiate. Bocciando si esacerbano i comportamenti sbagliati, si punisce, si annienta. La colpa è sempre degli insegnanti che non hanno saputo coinvolgere e capire. D’altronde in mezza Europa la promozione è automatica fino ai 16 anni, quindi adeguiamoci prima che le nuove generazioni crescano delinquenti per colpa di maestre spietate.
Alberto Angela è la prova vivente che questo discorso fa acqua e che bocciare – con costrutto e intelligenza, con «affetto» direbbe l’insegnante Agnese Renzi – è una scelta educativa che serve, perché ogni no costruisce l’individuo e ogni stop può aiutarci a rimetterci in discussione, resettarci e ripartire. Forse se si chiamasse solo «ripetizione» e non «bocciatura», come su un campo di petanque, non sarebbe vissuta culturalmente e socialmente come una condanna a morte e un dramma familiare che devasta le vacanze estive e innesca ripicche. Sarebbe solo l’occasione di imparare che chi non si impegna non ottiene, come poi accadrà nel resto della vita di ogni scolaro. D’altronde se due studenti su cinque sono contrari all’abolizione della bocciatura e se la petizione per reintrodurla ha raccolto 11mila firme, un motivo ci sarà...
E se Alberto Angela si va ad aggiungere ad Albert Einstein, Giulio Andreotti, Margherita Hack e al linguista Tullio De Mauro e a tutti i bocciati illustri che da quello scivolone hanno trovato la forza e l’orgoglio per dare il massimo e dimostrare al mondo che fallito sarà qualcun altro, allora forse per spiegare la scelta del ministero ha più senso seguire i soldi. Le bocciature costano allo Stato 2,5 miliardi l’anno: eliminarle conviene e basta.
Quindi ogni volta che ci emozioniamo per le piramidi su Raiuno e per il racconto di un branco di gnu al galoppo, ringraziamo quella santa maestra elementare. Senza di lei forse il piccolo Alberto sarebbe arrivato al diploma senza mai impegnarsi, adagiandosi sui 4 e i 5 fino ad anestetizzare la sua curiosità. E noi saremmo qui a vedere l’Isola dei famosi.