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 2018  gennaio 25 Giovedì calendario

Davide Oldani: «Ho insegnato l’arte della pasta a Roger Federer»

Davide Oldani racconta i due giorni trascorsi con il re del tennis per lo spot dedicato agli Australian Open S ul centrale di Melbourne la marcia del re di bianco vestito procede senza problemi, anche Tomas Berdych ha dovuto inchinarsi alla sua superiorità, tre set a zero e via. Però c’è uno che a Roger Federer ha insegnato qualcosa. Non sul campo, lì è dura per tutti, anche per Ivan Ljubicic che è uno dei segreti della rinascita del tennista svizzero. Ma in cucina. Davide Oldani è il coprotagonista di uno spot che sta accompagnando, in tutto il mondo, gli appassionati che seguono di notte o di mattina gli Australian Open. Lui, lo chef di Cornaredo, spiega a Federer come si prepara un piatto di spaghetti, l’idea è stata della Barilla che ha deciso di legarsi al tennis per trasmettere un messaggio di alimentazione sana ed è tra gli sponsor del primo Slam della stagione. Due giorni a Osnago, in Brianza e un’esperienza che Oldani non dimenticherà mai, lui, tennista in gioventù, quando a dominare il circuito era Bjorn Borg e chi si avvicinava al tennis giocato impugnava obbligatoriamente la racchetta a due mani nella parte sinistra del gesto.
Oldani, com’è stato lavorare con Federer?
«Un divertimento assoluto. E un onore. Io ho sempre avuto una ammirazione totale per Federer e trovarselo a fianco è stata una bella emozione».
Come ha fatto a metterlo sotto?
«In cucina, almeno lì, sono meglio io!».
Certo, questo è fuori discussione. Ma lui è re Roger.
«E si è messo a disposizione con una semplicità disarmante. Anche lì ha dimostrato di essere una persona di un’altra categoria. Lui è Federer ma non ha fatto la star. Anzi. Ha voluto sapere, imparare».
Di cucina?
«Sì. Ha voluto conoscere i tempi di preparazione dello spaghetto, come si faceva la salsa di pomodoro, perché la menta o il basilico. Quale formaggio è meglio usare in cucina. Era molto curioso e attento».
Sicuramente lei gli avrà parlato di uno dei suoi piatti più famosi, la Battuta di inizio…
«Beh, non potevo farmi sfuggire un’occasione così. Gliel’ho fatta vedere, gli ho spiegato come ho creato la pallina con il cacao, la mousse di gorgonzola, l’impiattamento sul campo di tennis. Per me, un orgoglio».
Perché, lei segue il tennis?
«È stato il mio secondo sport in gioventù. Giocavo a calcio, sono arrivato alla serie C con la Rhodense. E in estate mi davo al tennis per tenermi in forma».
Chi era il suo giocatore preferito?
«Borg, erano i suoi anni. E infatti sono cresciuto con il rovescio a due mani».
Gioca ancora?
«Ho ripreso da poco, vado alla Dds di Luca Sacchi. Mi piace, tira fuori il mio lato competitivo, lì sei da solo, tocca solo a te».
A Federer ha detto che lei era per Borg?
«Abbiamo parlato di tennis, certo. Nella mia personale classifica Borg era al primo posto davanti a McEnroe e Sampras. Poi Nastase, Vilas, Becker. Ma Federer adesso è sopra a tutti, sta ottenendo risultati come nessuno mai e con uno stile e un’eleganza unica».
Lo dice perché deve promuovere il suo spot.
«No no, lo credo».
Gli ha chiesto consigli per migliorare sul campo?
«Abbiamo parlato dei cambiamenti nel gioco, della velocità sempre maggiore, dei materiali, delle racchette di legno e di quelle di adesso in grafite. Ero incantato ad ascoltarlo. Sa che cosa mi ha colpito?».
No, me lo dica.
«Che è stato come parlare con una persona che conoscevo da tempo. Lì ho capito perché è diventato il numero uno di sempre: talento, predisposizione, ok, ma anche l’umiltà, la voglia di confrontarsi. Un’esperienza che trasmetterò agli studenti dell’istituto alberghiero statale Olmo qui a Cornaredo».
Sport e cucina?
«Per gli allievi ho pensato anche un percorso “I maestri e i campioni”. Amici chef, Bottura, Cracco, Cerea, Romito, Berton, verranno a spiegare ai ragazzi il nostro mondo. In parallelo, voglio far capire loro anche come si diventa super nello sport, spero di coinvolgere Maldini, Gallinari. Perché lo sport è una scuola di vita, trasmette valori fondamentali».
Lo chef è un po’ un tennista, solo sul campo?
«Quando devi pensare o inventare magari sì. Però nella quotidianità no, io credo molto nel lavoro di squadra, direi che più il calcio si avvicina come mentalità alla cucina come la intendo io, una organizzazione collettiva per esaltare il singolo».
Perché avete cucinato uno spaghetto al pomodoro?
«Perché è il piatto italiano per eccellenza, simbolo di una cucina pulita. È il messaggio che volevamo far passare».
Lo spot Barilla Oldani-Federer sta girando anche a Times Square. Che cosa prova?
«Una grande soddisfazione».
Avete fissato un’ora per la prossima volta?
«L’ho invitato chiaramente al D’O. E gli ho detto che se viene poi gli chiederò anche di fare due palle».
Beh, Cracco ha fatto due tiri con Djokovic, potreste fare un bel doppio tra campo e cucina.
«Perché no, sarebbe fantastico. Ma con Roger parto in vantaggio io».