la Repubblica, 25 gennaio 2018
L’Fmi accende l’allarme povertà. Cresce il divario tra generazioni
C’è un vittima eccellente delle diseguaglianze in aumento: i giovani. «Una generazione intera potrebbe non recuperare mai» ha messo in guardia la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, presentando ieri mattina un rapporto che dimostra come la Grande crisi abbia aggravato il rischio che i giovani in Europa scivolino nella povertà. Dal 2007 a oggi, invece, gli ultra- 65enni hanno visto le loro ricchezze aumentare del 10%. In generale, il Fmi ricorda nel paper “Diseguaglianze e povertà tra generazioni nell’Unione Europea” che negli ultimi dieci anni le diseguaglianze sono rimaste nella media stabili, nel Vecchio continente, aggravandosi soltanto per i più giovani. E in Italia?
Il nostro, per parafrasare un celebre film, non è notoriamente un Paese per giovani. E il Fondo attesta come soffra di una rete sociale inadeguata e riforme ancora incomplete, per le generazioni under 25. Una delle autrici del paper presentato a Davos, Irene Yackovlev, spiega a Repubblica che tra il 2006 e il 2016 il rischio povertà è drammaticamente aumentato per i giovani, mentre quello degli over- 65 si è visibilmente ridotto. «Prima del 2005», osserva Yackovlev, «i giovani e i più anziani presentavano un rischio abbastanza simile di finire nella povertà. Dal 2009 si è creato invece un gap significativo».
L’economista del Fmi, dunque, sostiene che «il Jobs Act è stata una riforma importante, i cui benefici matureranno nel tempo». Ma «siccome un numero maggiore di lavoratori vengono impiegati con contratti a tempo, gli ammortizzatori sociali e l’investimento nei lavoratori dovrebbe aumentare». Per il Fmi è anche importante che i salari siano allineati alla produttività e che si investa maggiormente nel reimpiego e nel collocamento, «oltre al fatto che bisognerebbe liberalizzare il mercato dei servizi».
Gli economisti del Fondo ci tengono a sottolineare che il rapporto «non vuole mettere un gruppo contro un altro», ma anche che migliorare le condizioni economiche per i giovani «crea una base più forte per tutti». Favorisce un’economia che integri maggiormente gli under-24, ripaga anche in termini di costi e benefici: «Giovani con carriere produttive possono contribuire a costruire una rete sociale».
Entrando nel dettaglio dei numeri italiani, Yackovlev mette in evidenza come anche le opportunità di trovare lavoro siano peggiorate molto più per chi si affaccia all’età adulta, tanto è vero che l’economista del Fmi ricorda come nel 2014 la disoccupazione per gli under-24 abbia raggiunto un picco del 43%, quasi quattro volte quello del resto della popolazione in età da lavoro.
E mentre lo scivolamento nell’indigenza è diminuito “drasticamente” negli anni di turbolenza economica e finanziaria e di crisi dell’euro per gli anziani, quel rischio è aumentato vertiginosamente per i giovani. Yackovlev lo quantifica: nel 2009 era al 22%, cinque anni dopo è schizzato al 27%. Per gli anziani, al contrario, è calata dal 20% del 2006 al 15% di dieci anni dopo. Soltanto negli anni recentissimi di lento recupero economico, il rischio di povertà per gli under-25 è ricominciato a scendere.
Per Lagarde il differenziale tra generazioni pone anche dei problemi politici. Ieri mattina la direttrice del Fondo ha ricordato che «attualmente circa un giovane su cinque è alla ricerca di un lavoro, in Europa». Anche Lagarde ha sottolineato che «non si tratta di mettere una generazione contro l’altra», piuttosto di rendersi conto che «ridurre le diseguaglianze tra generazioni crea una crescita più durevole e una fiducia ritrovata in seno alla società». Un esempio positivo è il sistema duale in Germania che garantisce da sempre un passaggio fluido tra l’istruzione e lo studio, ha detto Lagarde. In particolare l’apprendistato è un modo per integrare meglio i giovani nel mondo del lavoro. «Un altro buon esempio», ha proseguito, «è il Portogallo, che esenta per tre anni dai contributi sociali i giovani assunti». È una misura «che va nella giusta direzione», ha concluso.