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 2018  gennaio 25 Giovedì calendario

La globalizzazione con le mosse di Trump va verso il declino?

L’economia del pianeta, dicono quelli che se ne intendono, va alla grande. Il Pil mondiale (quanto prodotto nel mondo) è aumentato del 3,7% nel 2017, ha sentenziato il Fondo monetario internazionale. Eppure nella cittadina svizzera di Davos, dove sono radunati i potenti della terra, c’è un clima di scontro, con Trump da una parte e dall’altra i leader europei, con Angela Merkel in testa. E pensare che il presidente degli Stati Uniti ancora non è arrivato in Svizzera e parlerà solo domani, per chiudere il World Economic Forum. Al centro dell’accesa discussione c’è il protezionismo. 

• L’economia per me è come arabo. Cosa sarebbe il protezionismo? 
Ti metto un dazio su una merce, cioè quando il tuo prodotto arriva al mio confine ti faccio pagare una tassa per farlo entrare. Avendo sopportato il costo di questa tassa, sarai costretto ad aumentare il prezzo di vendita sul mio territorio, quindi i fabbricanti locali o quelli che per qualche ragione non pagano dazio saranno avvantaggiati. Metter dazi è il fondamento del cosiddetto «protezionismo»: proteggo le mie fabbriche tassando i prodotti che vengono da fuori. La discussione se sia meglio, per un paese, difendersi con i dazi dalla concorrenza o affrontarla senza barriere dura dai tempi di Richard Cobden e di Cavour. Si dice che un’impresa giovane ha bisogno dei dazi per crescere, ma che una volta cresciuta è meglio che affronti la libera concorrenza in modo da essere stimolata a migliorare. I neoborbonici, che imputano ai nordisti le malefatte dell’unità d’Italia, tra le altre accuse avanzano quella che i nordisti italiani invece di proteggere con qualche dazio le giovani industrie meridionali (il tessile nel Napoletano, l’acciaio in Calabria) provvidero a farle travolgere dalla concorrenza per traslocare le produzioni redditizie al Nord. 


• Trump è a favore dei dazi?
La globalizzazione - liberismo sfrenato, cioè capitali liberi di spostarsi nel mondo, traffici illimitati delle merci - è nemica dei dazi. Per Trump se la globalizzazione mette in difficoltà gli Stati Uniti, morte alla globalizzazione. Durante tutta la campagna elettorale ha gridato: «America first». E ora ama ripetere: «Sono stato eletto presidente degli Stati Uniti, non del mondo». Quindi è passato ai fatti, imponendo dazi sulle importazioni di pannelli solari provenienti soprattutto dalla Cina e di lavatrici che perlopiù arrivano dalla Corea del Sud.


• La Merkel quindi se l’è presa con Trump?
Esatto. Giacca azzurra e sorriso d’ordinanza la cancelliera tedesca ieri è salita sul palco di Davos e ha letto tutto d’un fiato il suo discorso, il cui succo è: «Noi crediamo che l’isolazionismo non ci faccia andare avanti, dobbiamo cooperare, il protezionismo non è la risposta giusta». La Merkel ha anche fatto sapere che non incontrerà Trump a Davos. I due non si prendono, e la cosa è nota, sono troppo diversi per formazione e carattere: una protestante di ferro contro uno spregiudicato uomo d’affari. Prima della cancelliera era intervenuto anche Gentiloni, stessa solfa: «Rispetto il fatto che Trump sia stato eletto con l’idea di mettere l’America “first”, ma come europei e italiani dobbiamo ribadire che proteggere gli interessi dei cittadini statunitensi non può mettere in discussione le relazioni commerciali che si sono rivelate estremamente utili per la crescita». A chiudere la giornata, sono arrivate anche le frecciate del presidente francese Macron. 


• Non sarà che la mossa di Trump è solo una provocazione?
Di certo l’uomo ama fare il guastatore. Eppure la sua è stata una decisione preparata da tempo. E punta soprattutto a dare noia alla Cina, che infatti non l’ha presa bene e ha annunciato che ricorrerà al Wto, cioè l’organizzazione mondiale del commercio. Il 18 dicembre 2017 il presidente Usa aveva presentato il documento sulla «Nuova strategia per la sicurezza nazionale», dove Pechino guidava la lista degli «avversari economici». Il 17 gennaio 2018, in un’intervista con Reuters, sempre Trump aveva annunciato una serie di provvedimenti in arrivo per contrastare «le scorrettezze» cinesi. Eppure i dazi colpiscono duramente anche Samsung e Lg, aziende della Corea del Sud, alleato strategico nello scontro col dittatore Kim Jong-un. Il segnale è molto chiaro: se sono in gioco «gli interessi delle industrie e dei lavoratori americani» Trump non fa distinzioni tra amici e nemici.


• Mi sembra comunque irrealistico fermare il corso della globalizzazione.
Eppure proprio a Davos Credit Suisse ha presentato un dossier in cui sostiene che «la globalizzazione è in declino», «il picco è ormai alle spalle» e «nei prossimi dieci anni, i trend politico-economici saranno quelli verso l’eccezionalismo regionale». Il gruppo svizzero è il leader mondiale degli investimenti finanziari, quindi sarebbe il caso di dare una letta a questo rapporto, dove si sottolinea anche che i flussi del commercio mondiale negli ultimi sei anni sono calati costantemente. Da questa prospettiva, Trump sembra più l’effetto di una tendenza che non la causa.