La Stampa, 25 gennaio 2018
Ecco la Nations League. Vetrina per la nuova Italia
C’è un nuovo torneo che aspetta una nuova Italia di cui non c’è traccia all’orizzonte. La neonata Nations League, che in altri momenti sarebbe stato un confuso rimpiazzo per nobili amichevoli, può aiutare l’azzurro. Restituire un po’ di dignità a un colore calcisticamente sbiadito.
La Nations League è una creatura dell’Uefa, pensata fin dal 2011, studiata per rivaleggiare con il Mondiale per club targato Fifa: è di fatto una prova muscolare dell’Europa e del presidente Ceferin che ha occupato un’ampia fetta di calendario di stagioni che si annunciano più che affollate. L’Italia partecipa di diritto alla Lega A, quella più forte: il ranking non ci ha (ancora) tolto dalle migliori dodici. Siamo stati estratti con Portogallo e Polonia e non ci sono gironi facili in Lega A, è questo il bello. In un gruppo ci sono Germania, Francia e Olanda, in un altro Inghilterra, Spagna e Croazia. Ci si ammorbidisce con Belgio, Svizzera e Islanda, ma l’idea era solo avere sfide di altissimo livello con dei punti in ballo. L’unico problema è che, almeno in questa fase, la classifica non serve a molto, tranne che per il prestigio, e lì entriamo in campo noi.
Quattro posti per l’Euro
Si debutterà nel format continentale a settembre. Ovvero dopo un assurdo playoff perso contro la Svezia e un Mondiale mestamente mancato, non ci si può certo permettere di arrivare annoiati davanti a un confronto con Cristiano Ronaldo o Robert Lewandowski. Serve fare bella figura, impegnarci anche solo per la gloria e mentre Spagna e Francia si chiedono esattamente a che serva il giocattolo, l’Italia se lo può, forse deve, porre come obiettivo. Questione di immagine.
In realtà il torneo offre anche quattro posti per il prossimo Europeo, ma non è proprio auspicabile averne bisogno. Verranno assegnati in un secondo momento, in uno spareggio tra le migliori classificate alla Nations League e non ancora entrate nell’Euro. Un torneo dei disperati.
Per il 2020, l’edizione itinerante, ci sono ben 24 posti in ballo e l’accesso è identico a quello del 2016: 20 nazionali escono dalle qualificazioni, le prime due di ogni girone, e le quattro mancanti, invece di uscire dalle migliori terze classificate, vengono prese da una sfida incrociata dei meglio piazzati in ogni Lega della Nations League. Suona complicato e in effetti lo è, si diventerà più pratici, per ora ci basta sapere che lì, in sostanza, non si gioca per un posto nel prossimo torneo, ci si batte solo per la gloria. Proprio quella che abbiamo perso di vista.
Probabile che questo trofeo, almeno oggi, pesi poco, però per l’Italia conta subito.