Il Messaggero, 24 gennaio 2018
«Mia figlia spenderà tutto». Lite per i milioni di Gucci
MILANO «Avevo giurato a me stessa che non sarei più entrata in un tribunale». E invece eccola qui Patrizia Reggiani, vedova Gucci, seduta davanti alla stanza del giudice Ilaria Mazzei, sezione tutele. Cappottino arancione, guanti bordati di pelliccia, occhiali scuri, elegantissima, secondo la madre novantenne non è in grado di badare a se stessa: «Ho paura che Patrizia sia manipolabile e dissipi il patrimonio», afferma Silvana Barbero. Così chiede al magistrato la nomina di un amministratore di sostegno, una sorta di tutore per la figlia. Che, trattata da incapace, si indigna: «Questo è un complotto bello e buono».
SUPER ASSEGNO
Nel 1995 Patrizia Reggiani è stata condannata come mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, erede della griffe con un patrimonio di oltre 800 miliardi di lire, da cui si era separata dopo dodici anni di matrimonio e due figlie. Ha scontato la sua pena, diciassette anni di carcere al «Victor residence», come chiama lei il carcere di San Vittore, e ora è una donna libera. E povera, anche se potenzialmente ricchissima. Oggi nullatenente, potrebbe incassare presto il vitalizio di un milione di euro all’anno (oltre a 24 milioni di arretrati) ottenuto dall’ex marito e, in futuro, la quota leggittima dell’eredità di sua madre. Un tesoro che per Silvana Barbero la figlia, operata nel 92 per un tumore al cervello, potrebbe sperperare facendosi abbindolare. La madre getta ombre su certe amiche e alcune conoscenze, «in realtà in due mesi di attività investigativa non è emersa alcuna traccia di condizionamento esterno», afferma Daniele Pizzi, difensore di Patrizia Reggiani. Nell’udienza di ieri il legale ha contestato la relazione psichiatrica eseguita dal medesimo medico che aveva in cura la signora quando era detenuta e ha chiesto una nuova perizia effettuata da uno specialista nominato dal giudice. Lo scontro è senza esclusione di colpi: Silvana Barbero vuole imporre alla figlia un amministratore di sostegno, che in base al denaro ereditato stabilirà la somma di cui la signora potrà disporre, mentre le operazioni per cifre superiori o l’alienazione di immobili dovranno essere vagliate e sottoposte al magistrato. Patrizia Reggiani contrattacca e valuta una richiesta di protezione giuridica per la madre, «che ha più di novantanni e certo è più influenzabile di me». Le due donne vivono insieme, «ma non ci parliamo nemmeno, si figuri che mi ha fatto consegnare l’atto di citazione da un ufficiale giudiziario anziché venire nella mia stanza e darmelo. Terribile.».
CAUSA IN SVIZZERA
Rapporti tesi anche con le due figlie Allegra e Alessandra Gucci, uniche eredi del padre assassinato. Con una sentenza del gennaio 2017 la corte d’Appello di Milano ha infatti ritenuto valido il vitalizio assegnato dall’ex marito alla signora Reggiani: un milione di euro all’anno più 24 milioni di arretrati maturati durante la detenzione. E dato che il marito non c’è più, a pagare devono essere le figlie, che però non ci stanno: davanti all’organo di conciliazione di Sankt Moritz, in Engadina, hanno impugnato l’accordo firmato dai due ex coniugi il 24 dicembre 1993. Registrato come «promemoria di intenti», impegnava l’imprenditore a corrispondere all’ex consorte 1,1 milioni di franchi svizzeri all’anno, «vita natural durante». «Si rileva quindi un’indubbia volontà delle parti a correlare la tutela dell’interesse di Patria Reggiani con tempi successivi alla fine della vita di Maurizio Gucci», scrivono nelle motivazioni i giudici di secondo grado. «L’assegno, che sostituiva quello di divorzio, evitava per Patrizia Reggiani il rischio che l’ex coniuge chiedesse la revisione degli alimenti e si cautelava in caso di morte dell’obbligato».
«MI MANCA LA MONDANITA’»
Ma Allegra e Alessandra contestano il fatto che proprio lei lo ha ucciso. Per la corte però «il comportamento, penalmente sanzionato, di Patrizia Reggiani, non ha avuto rilievo con gli accordi precedentemente raggiunti con Maurizio Gucci ed è irrilevante in relazione agli stessi. Ogni altra valutazione attiene all’ambito morale e non strettamente giuridico e quindi non influenza l’interpretazione dell’accordo». In attesa dei prossimi round giudiziari, Patrizia Reggiani torna alla sua routine: «Sveglia tardi, colazione, un giro nel quadrilatero della moda e il pomeriggio vado spesso al cinema. La mondanità? Per me non esiste più e, lo ammetto, mi manca davvero».