il Giornale, 24 gennaio 2018
«Dove sei magico battito». E il padre cerca chi vive grazie al cuore del figlio
Quando ti muore un figlio adolescente il dolore deve essere indescrivibile. Quando il suo cuore finisce nel petto di un altro, il dolore è però un po’ meno forte perché – al netto di ogni retorica – pensi davvero che il tuo ragazzo viva ancora.
Per questo ora Mario Bartoli vuole conoscere il signore di 71 anni che da venti vive con il battito di Christian, il «magico battito», come lo chiama lui, che sta provando a farlo diventare un brand dell’amore e della tenacia. La legge non lo consente, del custode del cuore di Christian si sa solo l’età e che sta bene, ma lui ha deciso di non arrendersi e spera che quell’uomo più vecchio di lui di quasi dieci anni (Mario ne ha 62) ma che lui non può non considerare un figlio, si faccia vivo da solo. Per questo da tempo lancia appelli sui social e sui giornali locali, per questo ha creato dei braccialetti colorati che dona a chi ne fa richiesta, per questo ieri ha srotolato ed esposto quattro striscioni in altrettanti luoghi di Livorno, ai Quattro Mori, al Gazebo della Terrazza, al cimitero dei Lupi e in piazza Christian Bartoli, dedicata dal Comune labronica al ragazzo, per l’appunto. Il testo per tutti uguale: «Dove sei magico battito». E la mancanza del punto interrogativo più che un lapsus sembra un indizio di certezza. Christian c’è e lotta con Mario e con il cane Kyra, sorta di testimonial inconsapevole della battaglia di Mario. A «Kyra Bartoli» è intestata la pagina facebook sulla quale egli pubblicizza tutte le sue attività e i suoi messaggi al mondo.
È la sera del 17 gennaio 1998. Christian ha da poco compiuto 17 anni. Ha i capelli lunghi e i tratti efebici, da arcangelo sfrontato. È sul mare, ha appena lasciato una festa di compleanno, è con altri amici. A un certo punto ha la testa che gli fa male come se l’avesse messa dentro una pressa, vomita, chiede agli amici di riaccompagnarlo a casa. I genitori lo trasportano in ospedale dove gli fanno una Tac che evidenzia un aneurisma e viene subito operato. Per due giorni la sua sorte è sospesa, i genitori e gli amici bivaccano infradiciati dalla pioggia e schiaffeggiati dal vento nel cortile dell’ospedale sperando che il destino sorrida e invece fa lo stronzo. Il 19 gennaio il cuore di Christian si arrende. Ma Mario e Miria, i genitori, reagiscono autorizzando l’espianto di quegli organi giovani e così terribilmente quasi nuovi, per salvare sette persone diverse. Ma quella nella quale Christian si reincarna, agli occhi di Mario, è colui che prende in prestito il suo cuore, un paio di giorni dopo al policlinico Sant’Orsola di Bologna, quello che lui ora sta cercando.
Mario non è un uomo disperato. Lavorava come portuale, ora è in pensione. Ha un altro figlio, Jacopo. Ha la sua attività di volontariato: va in giro con il suo pastore tedesco Kyra per le case di riposo, per gli ospedali, a portare un sorriso e un abbaio allegro nei luoghi in cui si soffre. Ma qualche tempo fa ha letto di un uomo che negli Stati Uniti si è fatto 4mila chilometri in bicicletta per incontrare l’uomo che ha ricevuto il cuore della figlia. Mario viene a sapere che la persona che vive con il cuore di Christian è un uomo di una certa età e questo sembra incoraggiarlo: «Ho sempre pensato fosse un ragazzo – confessa – ma una persona di quell’età è più forte di un giovane e potrebbe farsi avanti».
«Ho aspettato tutto questo lungo tempo per cercare di esaudire questo mio desiderio – scrive Mario su Facebook rivolgendosi a Christian – perché non volevo essere presente nella vita di persone che già avevano tanto sofferto, non volevo e non voglio che loro si sentano in debito con me. Ma tutto quello che ho vissuto grazie a te mi ha portato a desiderare di appoggiare la mia mano su quel petto per risentire nuovamente pulsare il tuo magico battito». Tra la legge dell’uomo e quella del cuore – appunto – noi stavolta tifiamo per quest’ultima.