la Repubblica, 24 gennaio 2018
Il padre che cerca il cuore del figlio perso 20 anni fa
In cerca di quel “magico battito” che non si è mai spento solo per poterlo ascoltare ancora una volta.
Mario Bartoli ha 62 anni, un passato da portuale e una missione precisa: rintracciare la persona che vent’anni fa ricevette il cuore di suo figlio Christian, morto il 19 gennaio 1998, a soli diciassette anni, per un’emorragia cerebrale.
«Magico battito dove sei?» recitano i quattro striscioni che Mario ha appeso nei luoghi simbolo della sua città, Livorno. «Ho comprato dieci metri di stoffa bianca, due bombolette spray e ho scritto un vero e proprio appello, nella speranza che qualcuno mi contatti – racconta – sono uscito di casa alle sei del mattino, sfidando il libeccio, e ho attaccato gli striscioni al Gazebo della Terrazza, davanti ai Quattro Mori, al cimitero dei Lupi e nella piazza che porta il nome di mio figlio Christian».
Per legge medici e infermieri non possono diffondere il nome di chi ha ricevuto in dono gli organi, eppure questo padre non si è arreso: «Sono andato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove è avvenuto il trapianto, e sono riuscito ad avere alcune preziose informazioni – spiega – ho scoperto che il cuore di mio figlio batte nel petto di un uomo di 71 anni, che all’epoca della donazione ne aveva 51 e che ancora oggi gode di discreta salute. Non so dove abiti, ma per me incontrarlo sarebbe un grande regalo». In questi anni Mario non si è fermato un attimo: accompagnato dall’inseparabile cagnolina Kyra è andato nelle scuole e nei centri anziani, ha organizzato serate di beneficienza e gare di solidarietà allo stadio. Tutto in nome del figlio Christian e del suo “magico battito”, diventato anche il simbolo di una serie di braccialetti rossi che spedisce in giro per tutta Italia.
Dopo vent’anni, però, Mario ha sentito il bisogno di andare oltre, di provare a cercare e ad ascoltare il suono che fa il cuore di suo figlio. Non un desiderio egoistico di padre, ci tiene a precisare, ma la voglia di raccontare a quell’uomo chi era Christian.
«Non potevo immaginare che da un dolore così grande sarebbe nata una storia così meravigliosa e unica – spiega Mario – ho aspettato tutto questo tempo perché non volevo essere presente nella vita di una persona che già aveva tanto sofferto, non volevo che si sentisse in debito con me. Oggi, però, vorrei fargli arrivare tutta la forza che Christian mi ha trasmesso, vorrei dirgli che ha nel petto il “magico battito” di un bellissimo ragazzo che è diventato un’icona d’amore per tantissime persone».