Il Sole 24 Ore, 24 gennaio 2018
Processi civili, la lenta svolta. Dal 2013 un milione di liti in meno ma in primo grado decisioni in 981 giorni
Non sarà la rivoluzione, ma segnali di inversione di tendenza sono evidenti. Certo ancora insufficienti e però significativi. La lettura della Relazione sull’amministrazione della Giustizia depositata da poche ore in Parlamento (non ci sarà dibattito visto che le Camere sono state sciolte), permette di scattare una fotografia che coincide quest’anno con la fine della legislatura e assume le caratteristiche di un bilancio.
Rispetto al dicembre 2013, in cui erano pendenti 4.681.098 cause civili, alla data del 31 dicembre 2017 il totale nazionale (stimato) dei fascicoli pendenti risulta, al netto dell’attività di volontaria giurisdizione (giudice tutelare e verbalizzazione di dichiarazione giurata), pari a 3.634.146. L’andamento nazionale del carico dei procedimenti civili conferma, anche per l’anno 2017, il trend decrescente, con una riduzione della pendenza pari al 3,2 per cento.
Molto hanno inciso fattori come lo spazio più ampio dato alle soluzioni alternative delle controversie e la ormai chiara fisionomia di un circuito alternativo all’esercizio più consueto della giurisdizione, affidato in larghissima parte agli avvocati. Come pure significativo è stato il contributo della digitalizzazione dei procedimenti che ha dato risultati assai significativi per alcuni procedimenti “basici” come i decreti ingiuntivi. Va piuttosto osservato con qualche rammarico come lo scorcio finale della legislatura abbia impedito l’approvazione di due riforme “di struttura” come quella della procedura civile (al netto di un tentativo effettuato con l’ultima manovra ma poi ritirato per l’opposizione di magistrati e avvocati) e della Legge fallimentare.
In dettaglio, al 31 dicembre 2017, le iscrizioni annuali per tutti i gradi di giudizio sono pari a 3.252.953, mentre le definizioni a 3.361.116 e le pendenze a 3.634.146, ossia 119.849 cause in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Infatti, il totale delle pendenze al 2003 era pari a 4.597.480 procedimenti, contro i 3.753.955 del 31 dicembre 2016 e i 3.634.146 del 31 dicembre 2017.
Complessivamente, la riduzione più marcata dei procedimenti civili pendenti si è verificata in Corte d’appello, nonostante l’aumento delle iscrizioni complessive: il risultato è l’esito della crescita delle definizioni, del crollo delle pendenze per le cause in materia di equa riparazione (che sono scese agli attuali 11mila procedimenti, pari a un terzo di quelle presenti soltanto 4 anni fa) e della forte riduzione dei procedimenti pendenti in materia di lavoro e previdenza.
Presso i tribunali la diminuzione della pendenza è più sensibile per i procedimenti in materia di lavoro e per i procedimenti contenziosi, mentre per le procedure esecutive la flessione della pendenza è estremamente contenuta. A calare sono i nuovi procedimenti per separazioni e divorzi, soprattutto per i divorzi consensuali, le cui iscrizioni registrano un -13% nell’ultimo anno, dato che sicuramente è influenzato dalla possibilità di risoluzione stragiudiziale del matrimonio.
Per il tribunale ordinario la diminuzione complessiva della pendenza è essenzialmente dovuta alla riduzione complessiva delle iscrizioni, non tanto invece alla migliorata capacità di smaltimento, tenuto conto della contestuale riduzione, nel 2017, del numero complessivo delle definizioni rispetto al 2016.
Nel 2017 i tempi di definizione dei procedimenti contenziosi in primo grado sono scesi a 981 giorni, mentre la durata media dei procedimenti, calcolata sull’intero settore civile del tribunale (contenzioso e non contenzioso) – e, cioè tenendo conto sia di procedimenti con tempi più elevati (per esempio contenzioso commerciale) che di quelli di più rapida definizione (decreti ingiuntivi, volontaria giurisdizione), è stata al 30 giugno 2017 di 360 giorni.
La Cassazione è l’unico ufficio in controtendenza rispetto alla generalizzata riduzione delle pendenze, mostrando un sia pur lieve aumento (106.856 al 30 giugno 2017) rispetto allo stesso periodo del 2016 (106.467). Ma qui incide in maniera determinante il peso delle controversie tribuatrie che, da sole, rappresentano quasi la metà dell’intero arrettrato.
Il dettaglio delle materie trattate in Corte d’appello permette di evidenziare la riduzione della pendenza, al 30 giugno 2017, di 6.797 procedimenti per eccessiva durata del processo rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Di rilievo la riduzione delle pendenze in materia di previdenza (37.097 al 30 giugno 2017 rispetto ai 44.211 del 2016) e di lavoro (47.436 al 30 giugno 2017 rispetto ai 53.879 del 2016).
Presso i tribunali ordinari, nell’ultimo anno giudiziario si osserva un calo dei procedimenti pendenti per il contenzioso ordinario (614.283 al 30 giugno 2017 rispetto ai 643.047 del 30 giugno 2016) e anche per quello in materia commerciale (369.207 al 30 giugno 2017 rispetto ai 394.775 del 30 giugno 2016). In calo risultano anche le pendenze del settore lavoro e previdenza ed i fallimenti (92.840 al 30 giugno 2017 rispetto ai 94.969 del 30 giugno 2016).