Corriere della Sera, 24 gennaio 2018
In Liguria cinque mammiferi morti in due mesi. I casi in Francia e l’ipotesi del morbillivirus Il mistero dei delfini
Da dicembre a oggi, sono numerosi gli esemplari di stenelle morti sulle coste toscane, liguri e francesi. La scorsa settimana sono state segnalate alcune carcasse di delfini a Imperia e Savona. L’ultimo caso (sono almeno cinque) risale a lunedì, quando l’esemplare che solo 24 ore prima era stato avvistato vivo in un canale di calma della frazione genovese di Pra’, è stato ritrovato morto. E si fa largo l’ipotesi del dolphin morbillivirus, un virus simile al nostro morbillo. «Il virus è ormai endemico nel Mediterraneo, lo si trova frequentemente negli animali che si spiaggiano, ma si è anche creata una immunità di popolazione. Per questo non ci sono più grandi eventi epidemici, ma stagionalmente e in alcune aree, gli animali che hanno un’immunità ridotta – come gli esemplari vecchi, giovani e neonati – contraggono il virus e muoiono», spiega Sandro Mazzariol, ricercatore di Patologia generale e Anatomia patologica all’Università di Padova.
Quindi, dopo le epidemie vere e proprie (1992, 2006-2007 e 2013) responsabili di grandi morie con centinaia di vittime lungo le coste mediterranee, al momento si assiste a episodi segnati da mortalità minore, come quelli che si sono verificati lo scorso anno in Toscana e nello Ionio.
Nell’ultimo caso di Pra’ «non c’è ancora una correlazione certa tra la morte dell’esemplare e il virus – sottolinea Mazzariol —. Io mi sono occupato personalmente di uno zifio (un cetaceo ndr ) che si è spiaggiato durante le vacanze di Natale lungo le coste toscane ed è risultato positivo al test: anche se bisogna chiarire che l’animale infetto è diverso da quello malato e le indagini sono ancora in corso».
Tuttavia, altri 3 esemplari si sono spiaggiati in Francia. E un report recente, pubblicato lo scorso aprile dal Centro di referenza nazionale per le indagini diagnostiche sui mammiferi marini spiaggiati (C.Re.Di.Ma) del ministero della Salute e relativo all’anno 2016, ha evidenziato la persistente circolazione di agenti virali, come Morbillivirus, Herpesvirus, protozoari come Toxoplasma gondii, e la presenza sporadica di altri agenti virali come il Poxvirus.
Per la sua condizione endemica nel Mediterraneo, il virus sta cercando strade diverse per sopravvivere, proprio come sta facendo il cimurro, che sta provando a cambiare il proprio animale ospite, «saltando» dal cane alla scimmia. Ad esempio, il dolphin morbillivirus non si accontenta di rimanere tra le specie acquatiche e sta tentando di arrivare a terra: nel 2011, è stato segnalata l’infezione di una foca in ambiente controllato, ma già negli anni 2000 aveva infettato la foca monaca. «Si tratta di virus estremamente plastici, che non trovano più nessuno da infettare e si trasformano per sopravvivere, compiono quello che tecnicamente viene definito spill over, ovvero cercano nuovi ospiti saltando di specie», aggiunge Mazzariol. Tipicamente, il dolphin morbillivirus colpiva stenelle e tursiopi, ma dal 2011 in poi «il virus sta attaccando specie vicine, simili a quelle che colpiva in precedenza. Lo abbiamo già segnalato nello zifio nel 2015 e nel 2017, nelle balenottere tra il 2011 e il 2013 e nei capodogli, compreso lo spiaggiamento di massa di Vasto del 2014», spiega il ricercatore. Negli anni Novanta, si era anche ipotizzata («anche se poi è stata considerata di minor rilievo») una possibile connessione tra l’inquinamento e una ridotta risposta immunitaria da parte degli individui colpiti dal virus.