Affari&Finanza, 22 gennaio 2018
Low cost, la rivoluzione dei cieli arriva in Asia
La bufera dei voli low-cost, dopo aver cambiato per sempre i cieli europei e americani, inizia a ridisegnare la mappa di quelli dell’Asia. I grandi vettori del Far East finora avevano resistito meglio delle vecchie glorie dell’aviazione civile occidentale, e questo grazie a un mercato che ha continuato a crescere a ritmi vertiginosi negli anni più difficili. Ora però il vento è cambiato. I big del Golfo (malgrado le loro difficoltà) hanno rubato una fetta del ricco mercato premium. <p>Ettore Livini segue dalla prima I vettori cinesi, dopo un po’ di rodaggio, sono diventati una reale spina nel fianco dei rivali continentali. Il colpo di grazia per Cathay, Singapore & C. però è arrivato dal boom dell’offerta a basso costo, salita del 453% dal 2007 ad oggi. Dieci anni fa solo 8 voli ogni cento decolli indossavano la livrea di una compagnia low-cost. Oggi sono 26. Due terzi dei voli regionali li operano loro. Nel 2001 l’agenzia governativa malese ha venduto a Tony Fernandez, ex manager della Time Warner per un ringitt (25 centesimi) la compagnia pubblica Air Asia, purchè si facesse carico di tutti i suoi debiti. Il tycoon di Kuala Lumpur, seguendo l’esempio di Ryanair, l’ha trasformata in una macchina da soldi diventata ora la quinta aerolinea del continente con 165 destinazioni in 25 Paesi. È la pioniera nel campo dove si sta iniziando a combattere la madre di tutte le battaglie, destinata a stabilire vincitori e vinti nei cieli dell’Estremo Oriente: quella per i voli a lungo raggio a basso costo. La partita, più che regionale, è mondiale: il 38,8% della crescita del traffico globale arriva proprio da questo quadrante geografico, sei dei dieci paesi a maggior sviluppo di passeggeri da qua al 2040 sono qui: Vietnam (+8,4% annuo), India (+7,5%), Indonesia (+6,4%), Cina (+5,9%); Malesia (+5,9%) e Filippine (+5,75). Da queste parti mode, innovazioni e bolle nascono, crescono e scoppiano a ritmi accelerati: il numero di persone che viaggiano in aereo, per dire, è aumentato nel 2017 secondo le prime stime del 10%, il terzo anno consecutivo in cui il progresso è a doppia cifra. Da tre anni però – complici proprio le low-cost – per la prima volta nella storia è iniziata la pressione sui margini, con una discesa del prezzo dei biglietti. Cathay Pacific e Singapore Airlines dopo tanti lustri di vacche grasse, sono finite in rosso e hanno dovuto avviare piani di ristrutturazione mentre Malaysian Airlines, penalizzata dal doppio incidente sui suoi voli, aveva aperto addirittura in anticipo il cantiere della crisi. Il 2018 comunque – tutti gli esperti ne sono convinti – sarà un anno decisivo per il riassetto del traffico aereo in Asia. E i trend riflettono in qualche modo (anche se a passo più rapido) quelli intravisti in Europa e negli Usa: un consolidamento del settore dopo la crescita esplosiva degli ultimi anni abbinato a una lenta convergenza dei servizio di linea più tradizionali. Il primo segnale di novità, anche per i vettori a basso prezzo, è arrivato a inizio 2016 quando le guerre di prezzi hanno iniziato a far soffrire un po’ i margini di guadagno, obbligando molti dei protagonisti a rivedere i piani rallentando in particolare il lancio di nuove rotte (oggi operano con circa 700 mezzi) e gli ordini di nuovi velivoli. L’indonesiana Lion Air, per dare un’idea dei numeri in ballo, è la compagnia con il maggior numero di prenotazioni di jet, ben 443, il doppio della Emirates. Cinque vettori a basso costo – quattro cinesi e uno coreano – hanno unito le forze per lanciare U-Fly, primo consorzio tra aerolinee in questo segmento di mercato. Un modo per crescere in un mercato aerospaziale come quello di Pechino, dove le regole di traffico sono gestite a livello regionale, ma pure un tentativo per abbassare i costi e creare sinergie. La stessa Air Asia ha rallentato il suo passo di crescita per capire dove e come investire i propri soldi. In questi mesi è impegnata in una riorganizzazione societaria destinata a unire in una unica holding tutte le sue controllate regionali per alleggerire la struttura di vertice e coordinare le strategie meglio. Una mossa obbligato dopo l’ingresso nei cieli della Malesia della Malindo Air, controllata dalla Lion, che sta provando a rubarle a suon di sconti quote del mercato dove finora è stata la protagonista assoluta. I big del settore invece hanno capito che il mondo stava cambiando e rivisto i loro modelli di business preparandosi alla sfida sui costi dei biglietti anche sul lungo raggio. Air Asia X, la costola del gruppo di Fernandez che offre servizi su tratte lunghe, ha in ordine 76 tra Airbus A330 e A350. Il lancio dei nuovi Boeing 737 Max e dell’Airbus A321 Neo, aerei piccoli per dimensioni ma capaci di autonomie di viaggio senza scalo importanti, aumenterà la concorrenza sulle rotte fino a 7-8 ore, un segmento di mercato – osservano con prudenza molti esperti – che non offre moltissime opportunità nel continente. Le società locali però ci credono lo stesso. La prova? Le aerolinee del sud-est asiatico hanno in ordinazione a Tolosa 300 A321 Neo e la Philippine Airlines inizierà a usarlo per gestire le tratte per l’India e l’Australia. Si vedrà se la scommessa funzionerà. Gli ottimisti ricordano che iIl 7% del traffico a lungo raggio da Kuala Lumpur è già low cost. E anche i ricchi viaggiatori del Far East hanno iniziato a privilegiare la convenienza economica rispetto al lusso a tutti i costi. Singapore, non a caso, si è lanciata nel settore delle offerte al risparmio con la sua Scoot, stampella che ha contribuito tra l’altro a migliorare i suoi bilanci. Lo stesso ha fatto la compagnia di bandiera delle Filippine con Cebu. E la concorrenza sul fronte del lungo raggio ha già fatto capolino persino sul ricchissimo e promettente mercato transpacifico tra Asia e America. L’Asia, in questo caso, viaggia in ritardo rispetto ai modelli di sviluppo dell’Europa dove il boom di Ryanair e Easyjet hanno costretto tutte le ex-compagnie di bandiera a fare i conti con i loro servizi. Air France, Lufthansa e British dopo una lunga resistenza hanno alzato bandiera bianca e varato le loro filiali a basso prezzo e con offerta di tariffe economica basic – senza cioè il bagaglio incluso – anche sulle tratte più lunghe. Uno modo per arginare l’assalto delle low cost a lungo raggio guidate dalla Norwegian le cui quote di mercato crescono molto più rapidamente dei voli tradizionali. La stessa Cathay ha rinunicato a parte dei suoi sogni di grandeur accettando di sistemare a bordo dei suoi jet per aumentare i margini. I cambiamenti radicali nei turbolenti cieli asiatici non sono facili. E il difficile riassetto della glorioso aerolinea di Hong Kong è costato il posto di lavoro a due amministratori delegati in pochi anni.