La Stampa, 24 gennaio 2018
Roba da ricchi. Dieci club inglesi nella top 20 dei ricavi
La legge della Premier League: dieci inglesi nella Top 20 dei club con il più alto fatturato al mondo, elaborata dalla Deloitte nel suo report annuale. Il Manchester United riconquista il primo posto con ricavi di 676,3 milioni, il City consolida la quinta posizione, Chelsea e Liverpool restano stabili, Arsenal, Tottenham, Leicester e West Ham avanzano, entrano Everton e Southampton. Sul podio Real Madrid e Barcellona, il Bayern Monaco è quarto e il Psg settimo, la Juventus decima e prima delle italiane, cresce l’Inter e irrompe il Napoli mentre il Milan esce di scena. Sommando i venti fatturati, la Money League tocca i 7,9 miliardi (+6%): le entrate principali dai diritti tv (45%), seguono entrate commerciali (38%) e ricavi da stadio (17%).
Effetto Messi e CR7
La classifica diventa specchio del ritardo del movimento italiano rispetto a Inghilterra e Spagna: se la Serie A vale un miliardo di euro, la Premier League raggiunge 4 miliardi e la Liga raggiungerà i 2,6, anche se Oltremanica è evidente l’effetto di un progetto antico, che ha portato il campionato inglese a diventare «domestico» in Paesi lontanissimi come Singapore, mentre sulla Spagna incide l’impatto dei fenomeni Messi e Cristiano Ronaldo, perciò bisognerà vedere cosa accadrà dopo il loro tramonto. La forbice tra Manchester e Real è minuscola (1,7 milioni): a favore dei Red Devils i proventi del successo in Europa League, i Blancos si consolano con una crescita commerciale che permette di scavalcare il Barcellona.
Sempre più industria
La Juventus è l’unica rappresentante italiana nella top ten, stabile al decimo posto ma con un incremento del fatturato pari a venti punti percentuali. Tra la Continassa e Vinovo, la soddisfazione è palpabile, considerato che nella gestione di Andrea Agnelli la crescita finanziaria, che ha portato anche a un utile di bilancio, è stata parallela ai successi sportivi (sei scudetti di fila, due finali di Champions), tuttavia c’è la consapevolezza di andare incontro a un rallentamento nello sviluppo dettato da differenti fattori, dall’aumento dei costi per il personale (Juventus sempre più industria: 832 tra dipendenti e tesserati, compresi i calciatori delle giovanili) al venir meno dei riflessi di una plusvalenza record come quella di Paul Pogba. Senza contare che la riforma della Champions, estendendo la partecipazione a quattro club italiani, farà bene al movimento ma ridurrà gli introiti della Juve che, negli ultimi anni, grazie al passo europeo, ha ottenuto una larga fetta delle torta. Restano comunque margini di miglioramento importanti nel merchandising e negli accordi di sponsorizzazione regionale (7 nell’ultima stagione)
L’ascesa del Napoli
L’Inter, quindicesima, scala quattro posizioni rispetto al 2015-2016: sul fatturato (262,1 milioni contro 179,2) incidono però accordi commerciali raggiunti con Suning, lo stesso colosso cinese che ha acquisito la società. Il Napoli sale addirittura undici scalini, arrivando al diciannovesimo posto: determinanti gli introiti della Champions, che hanno dato impulso all’aumento del 51% dei ricavi da diritti tv. Il Milan, pressoché fermo nel fatturato da quindici anni, esce per la prima volta dalla Top 20, scivolando al ventiduesimo posto, mentre la Roma diventa ventiquattresima.