La Stampa, 24 gennaio 2018
Mosca censura il film satirico sull’Urss Offensivo
Mosca ha bocciato la commedia satirica «Morto Stalin se ne fa un altro» e ne ha vietato la proiezione in tutti i cinema russi: una mossa che rispecchia il clima di crescente nazionalismo che si respira in Russia, dove le autorità promuovono una lettura idealizzata, quasi sacralizzata, della storia patria.
Il film di Armando Iannucci è una divertente parodia della lotta per il potere seguita alla morte di Stalin nel 1953. Ma per funzionari e politici russi si tratta di un’opera «estremista» e «offensiva». E così il ministero della Cultura ha pensato di ritirare la licenza di distribuzione del film. Almeno adesso che manca un mese e mezzo alle presidenziali e si avvicina il 75esimo anniversario della vittoria di Stalingrado (2 febbraio). Poi si vedrà.
Il sanguinario Stalin è ancora popolare in Russia: secondo un sondaggio dello scorso anno, il 46% dei russi prova per lui «rispetto, simpatia e ammirazione». Ma a Mosca il film di Iannucci ha toccato una corda ben più delicata: quella del patriottismo, che fa spesso rima con nazionalismo e che il Cremlino gestisce alla perfezione. Per questo ha sollevato un vespaio di polemiche ancor prima di finire sul grande schermo.
«Non ho mai visto nulla di più disgustoso in vita mia», ha sentenziato la vice presidente della Commissione Cultura della Duma, Yelena Drapeko. «Si tratta di una forma di pressione psicologica contro il nostro Paese», hanno tuonato i comunisti. Mentre secondo il funzionario del ministero della Cultura Pavel Pozhigailo, il film oltraggia l’inno sovietico e la memoria del generale Georgy Zhukov, dipingendo «come un pazzo» uno dei maggiori artefici della vittoria dell’Urss nella seconda guerra mondiale. Ma a spiegare meglio di tutti la posizione ufficiale di Mosca è il ministro Vladimir Medinsky, che parla di «una derisione offensiva di tutto il passato sovietico, del Paese che sconfisse il nazismo» e «dell’Armata Rossa».
Al Cremlino hanno gusti cinematografici di un certo tipo. Preferiscono «Krym», che esalta l’annessione della Crimea, o «Movimento in alto», che racconta il trionfo della squadra sovietica di basket alle Olimpiadi del 1972, naturalmente a spese degli americani. Per evitare troppa concorrenza a quest’ultimo film, il governo aveva rinviato dal 18 gennaio all’1 febbraio l’uscita di Paddington-2, ma la protesta dei proprietari dei cinema lo ha costretto a fare un passo indietro.