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 2018  gennaio 22 Lunedì calendario

Attacco all’hotel: 43 morti A Kabul tornano i talebani

L’attacco terrorista all’hotel Intercontinental di Kabul dimostra ben di più della forza immutata dei talebani a diciassette anni dall’occupazione della capitale afghana e dell’intero Paese da parte della coalizione internazionale guidata dagli Usa. Innanzitutto perché l’Intercontinental è in pieno nella «zona verde» quel centro nevralgico della capitale che dovrebbe essere impenetrabile e super protetta da un formidabile apparato di sicurezza. Invece, sabato pomeriggio alle 17 (ora italiana) il commando dei talebani, da quel che raccontano alcuni testimoni, vestiti con le divise dell’esercito afghano, si è potuto avvicinare indisturbato all’albergo su pick up carichi di armi ed esplosivo, evitando i controlli dei pur numerosi check points; poi, mentre un kamikaze si faceva esplodere nella hall, attirandovi le forze di sicurezza interna (gestite da una società privata di contractor) il resto del commando è penetrato nelle cucine e da qui ha iniziato la caccia allo straniero. 
L’Intercontinental infatti è tra gli alberghi preferiti dalle delegazioni commerciali che raggiungono Kabul per fare affari (era in calendario una grande conferenza sulle telecomunicazioni) e 14 delle vittime, su 18, sono uomini d’affari non afghani. Per l’emittente afghana ToloNews, che cita fonti della sicurezza, le vittime sarebbero 43. Secondo la testimonianza di Abdul Rahman Naseri «quattro uomini in uniforme urlavano in pashtun, non lasciate vivo nessuno di loro, buono o cattivo. Sparate e uccideteli tutti». Rahman Naseri, come altri afghani testimonia anche di essere stato lasciato vivo dai terroristi una volta appurato che era afghano. 
L’OBIETTIVO 
Di piano in piano, l’ordine è stato eseguito con feroce freddezza tanto che qualcuno è anche stato buttato vivo giù da una finestra e si è sfracellato al suolo. Alcuni clienti dell’albergo invece hanno cercato la salvezza calandosi dai terrazzini delle loro camere aggrappati a delle lenzuola. Che l’obiettivo dell’azione terroristica fosse la «punizione» degli stranieri appare chiaro anche dalla rivendicazione ufficiale dei talebani, resa pubblica dal loro portavoce Zabiullah Mujahid: «L’attacco è stato portato a termine da cinque nostri miliziani, che hanno ucciso decine di invasori stranieri e di loro burattini». Le forze di sicurezza afghane hanno impiegato alcune ore per «bonificare» l’Intercontinental, verificando peraltro, come raccontano molti testimoni, l’assoluta inadeguatezza del servizio di protezione privato dell’albergo che ha fatto poco o nulla per impedire la feroce razzia. Bilancio finale dell’azione: numerosi morti e alcune decine di feriti, alcuni molto gravi. 
Il secondo elemento scabroso dimostrato dall’ultima spettacolare impresa dei talebani è stato evidenziato dal presidente afghano Ashraf Ghani, che ha ordinato un’indagine, incolpando i Paesi vicini per il sostegno ai miliziani: «Finché i gruppi terroristici avranno protezione e rifugi, la regione non troverà sicurezza e stabilità». 
ALLEATI 
Un’accusa esplicita agli appoggi che palesemente i talebani ottengono dai servizi segreti e anche dalle Forze Armate del Pakistan. Vecchia questione, sulla quale i riscontri sono ormai innumerevoli, ragione non ultima della loro incredibile resistenza ad un corpo di occupazione di decine di migliaia di uomini. Questione scabrosa, che è stata recentemente posta in primo piano dallo stesso Donald Trump che ha apertamente minacciato il governo pakistano di Islamabad di sospendere gli aiuti americani (più di due miliardi l’anno, erogati da un ventennio) se non cesserà di aiutare I talebani afghani. Minaccia che non ha avuto il minimo effetto, anche perché non é poi stata concretizzata nel timore che il Pakistan sostituisca il «padrinato» americano con quello della Cina. 
L’ultimo elemento scabroso dell’azione terroristica dell’hotel Intercontinental è proprio la sua rivendicazione da parte dei talebani del clan Haqqani. Il fatto è che a far data dal 2010, sia gli americani, che i presidenti Karzai e al Ghani, hanno intavolato proprio con questa componente dei talebani delle intense trattative di pace. Evidentemente andate clamorosamente a vuoto.