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 2018  gennaio 22 Lunedì calendario

Extracomunitari da paura. Rubano 10 volte più degli italiani

Marco Minniti, ministro dell’Interno, lo ripete fino alla noia: «Sicurezza» e «integrazione» devono andare a braccetto. «Per vivere la sicurezza dobbiamo integrare», è il messaggio che il numero uno del Viminale veicola a più non posso. I numeri attualmente disponibili certificano che qualcosa scricchiola nell’impalcatura allestita dall’apparato della sicurezza per far fronte alla crescita dei non italiani. Perché ad un aumento della popolazione straniera in Italia, corrisponde un incremento dei reati commessi dagli immigrati. 
Prendiamo i furti e le rapine. Nel primo caso, nel 2011 erano state assicurate alla giustizia poco più di 100mila persone. Di queste, 47.059 erano di origine straniera. Ovvero quasi il 47% del totale. Quattro anni dopo, nel 2015, l’ultimo disponibile nella banca dati dell’Istat, i furti non solo sono aumentati, arrivando a quota 122.255, ma al loro interno è cresciuta anche l’incidenza degli stranieri, che hanno “firmato” oltre il 48% dei reati (59.062 gli stranieri arrestati o denunciati dalle Forze di polizia). 
Entrando nello specifico, dai numeri emerge che per alcune tipologie di furto l’esclusiva spetta agli stranieri. I furti in abitazione, tanto per cominciare: su 14.929 responsabili assicurati alla giustizia nel 2015, il 54,5% erano immigrati. La percentuale sale ulteriormente se si prendono in esame i furti con destrezza, con i quali i cittadini devono fare i conti quotidianamente. L’ultimo dato disponibile certifica che su un totale di 7.549 scippatori, 4.922 ovvero oltre il 65% erano stranieri. Il confronto con il 2011 non ammette repliche: l’attitudine a delinquere degli immigrati è in crescita. Nei furti in abitazione, infatti, gli stranieri individuati come responsabili dalle Forze di polizia erano stati 5.327 su 10.972 (il 48,5%). Mentre per quanto riguarda i furti con destrezza, su 5.191 fermati gli immigrati erano stati 2.922, il 56,2%. 
Stessa musica per i rapinatori: in totale erano 19.941 nel 2011, sono diventati 21.777 nel 2015. E, tra di loro, gli autori stranieri sono passati dal 38,7 del 2011 (7.720) al 41% (8.944 ) del 2015. 
Ma a far riflettere è un altro dato, frutto del rapporto tra la massa che delinque e il totale delle rispettive popolazioni. Un conto, infatti, sono i 63.193 ladri italiani arrestati nel 2015, che vanno rapportati agli oltre 55 milioni di residenti; altro i 59.062 stranieri finiti in manette nello stesso anno per il medesimo reato, che vanno messi sul groppone dei poco più dei cinque milioni di immigrati regolarmente residenti nel nostro Paese. E qui torna in ballo l’integrazione tanto cara al ministro Minniti e ai suoi predecessori al Viminale. Tra il 2011 al 2015, infatti, la popolazione straniera residente in Italia è cresciuta di 444.120 unità. Ma con essa è aumentato anche il peso degli stranieri sul fronte della criminalità. Oltre a furti e rapine, ci sono altri reati nei quali l’incidenza degli immigrati supera il 40%. Le violenze sessuali, tanto per cominciare. Nel 2011, sono finiti in manette 4.653 stupratori. Gli italiani erano 2.864; gli stranieri 1.789 (il 38,4%). Quattro anni dopo, gli autori delle violenze sono leggermente diminuiti 3.983 ma l’incidenza degli stranieri è aumentata. Arrivando, con 1.656 persone arrestate, a rappresentare oltre il 41% del totale. 
Un incremento che non è sfuggito al ministero dell’Interno, dove già alla fine dell’estate era scattato l’allarme sulla pericolosità degli immigrati sul fronte dei reati che destano maggiore allarme sociale. Il riferimento era al totale delle «segnalazioni» relative a «persone denunciate/arrestate» tra il 1 ̊ agosto 2016 e il 31 luglio 2017. Dati «non consolidati», come si dice in gergo, dai quali emergeva che su 839.496 segnalazioni, quelle che vedevano protagonisti gli stranieri erano 241.723: il 28,8% del totale. Pur rappresentando meno di un dodicesimo della popolazione, quindi, gli stranieri sono responsabili, in media, del 30% dei reatil.