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 2018  gennaio 23 Martedì calendario

Il nuovo programma M5S. Ecco cosa funziona e cosa no

Con i 20 punti presentati alla convention di Pescara dal candidato premier Luigi Di Maio, esiste ora una prima versione del programma elettorale del Movimento 5 Stelle. È una sintesi del lavoro sulla piattaforma Rousseau, ma ancora parziale: mancano tutte le informazioni sulle coperture finanziarie delle nuove spese (l’unico riferimento è a “tagli agli sprechi e ai costi della politica” e grandi opere per “50 miliardi”). Nei prossimi giorni arriveranno altri dettagli. La lista sembra delineare un programma massimo, con una lista di misure così ampia da poter creare intersezioni diverse con i programmi dei potenziali alleati, dopo il voto. Sulla base delle informazioni disponibili, comunque, vediamo cosa i Cinque Stelle vogliono – e possono – fare.
REDDITO MINIMO. Il riferimento continua a essere la proposta di legge della senatrice M5S Nunzia Catalfo presentata in Senato nel 2013. Il “reddito di cittadinanza” è in realtà quello che gli economisti chiamano “reddito minimo condizionato”. Ed è proprio sulle condizioni che Di Maio ora insiste: 2 miliardi di euro per riformare i centri per l’impiego che devono fare incontrare domanda e offerta di lavoro e organizzare la formazione dei disoccupati (non viene specificato come). La somma è di 780 euro mensili, che salgono per le famiglie con figli. Il leader M5S specifica poi un punto che era solo accennato nella proposta di legge: i beneficiari del reddito di cittadinanza dovranno garantire, in cambio, 8 ore di lavoro gratuito allo Stato (o comunque alla Pubblica amministrazione). Restano gli stessi dubbi che accompagnano la proposta da cinque anni: il dettaglio sulle coperture (la proposta M5S si è evoluta nel tempo ma non ha mai spiegato dove, come e quando tagliare, per esempio quali detrazioni fiscali verrebbero sacrificate) e soprattutto non è chiaro quale sarebbe il destino degli altri ammortizzatori sociali e sussidi che si sovrappongono al reddito di cittadinanza. Come il Rei, il reddito di inclusione sociale contro la povertà appena lanciato dal governo Gentiloni (da 187 euro a 539 euro al mese per le famiglie numerose) che ha però solo 780.000 nuclei beneficiari potenziali (su 1,7 milioni in povertà assoluta) e una dotazione di soli 1,8 miliardi.
PENSIONI. Come tutti i partiti, il M5S punta molto a pensionati e pensionandi. Ai primi promette una revisione delle pensioni minime, quelle di assistenza: tutte a 780 euro, una “pensione di cittadinanza” uguale al “reddito di cittadinanza”. Secondo gli ultimi dati Inps, sono circa 10,8 milioni gli italiani con una pensione sotto i 750 euro. Il costo per questo intervento, comunque, sarebbe compreso nei 20 miliardi complessivi del reddito di cittadinanza. Ai pensionandi, il M5S propone una revisione della riforma Fornero quasi identica a quella che vuole la Lega di Matteo Salvini: pensione a quota 100 (età anagrafica + contributi) o con 41 anni di contributi. Secondo calcoli dell’Inps del 2015, questo intervento costerebbe diversi miliardi ogni anno, nell’anno di picco che è il 2019 ben 10,9.
FISCO. Qui c’è la confusione maggiore. Per coprire il reddito di cittadinanza molte detrazioni dovrebbero essere cancellate, ma ora il M5S propone di introdurne parecchie di nuove per le spese per la cura di bambini e anziani. La cifra, indicata nel volantino ufficiale, è di 17 miliardi. Poi Di Maio promette di tagliare l’Irpef per i redditi medi. Ma i modi sono due: o con altre detrazioni o con una revisione delle aliquote (poiché nell’Irpef l’aliquota è marginale, ridurne il numero o l’entità ne diminuisce anche la progressività). Alle imprese viene promesso un taglio dell’Irap (vale 24 miliardi e paga la sanità delle Regioni per la quale, promette però M5S, i fondi aumenteranno) e una riduzione del cuneo fiscale – differenza tra costo del lavoratore e sua busta paga – la cui entità non è specificata. Non c’è neppure la promessa di rito di aumentare il gettito con la lotta all’evasione. Anzi: la linea M5S è di cancellare alcuni criticati strumenti (studi di settore, spesometro) e affidarsi soprattutto all’integrazione delle banche dati. Un approccio in continuità con quello del fisco in questi anni che però può dare, forse, risultati nel medio periodo.
A COSTO ZERO. Ci sono molte misure che non hanno problemi di copertura: usare la cooperazione internazionale come leva per ottenere accordi sui rimpatri dei migranti economici, creazione di un ministero del Turismo e l’uso del sito di Italia.it come piattaforma di e-commerce. Sulla finanza c’è l’idea di una Procura nazionale per i reati bancari (soprattutto quelle di provincia faticano con i grandi crac o con vicende complesse) e la “riforma bancaria Glass Steagall act contro le speculazioni”, cioè la separazione tra banche per la clientela e banche di investimento, una commistione che ha contribuito alle crisi bancarie negli Usa ma, finora, non in Italia. Poi il M5S propone nuove misure per la lotta alla corruzione, all’uso delle intercettazioni informatiche (par di capire i virus trojan, su cui la giurisprudenza si è divisa) e degli agenti sotto copertura. Ora si attendono i dettagli sulle coperture ma pure sulle priorità perché, anche nell’ipotesi di un governo a Cinque Stelle, fare tutto nella stessa legislatura non pare possibile.