la Repubblica, 23 gennaio 2018
«Ma con il taglio delle tasse gli Usa ruberanno capitali e aziende all’Ue». Intervista a Francesco Daveri
DAVOS Donald Trump sta conducendo una «guerra di modelli economici» che rischia di danneggiare l’Europa. Francesco Daveri, economista della Bocconi, spiega che il radicale abbattimento dell’aliquota sulle imprese farà crescere indubbiamente di più l’economia statunitense come stima il Fondo monetario internazionale, ma lo farà anche a scapito delle economie del Vecchio continente.
Cui rischia di risucchiare capitali e aziende.
Daveri, secondo l’Fmi gli Stati Uniti cresceranno molto più del previsto anche grazie alla riforma fiscale targata Trump. È vero?
«Per ora l’euforia viene soprattutto dalla Borsa che sta festeggiando la riforma fiscale con grande slancio. Ed è ovvio che uno degli effetti attesi potrebbe essere quello di far tornare moltissimi capitali dall’estero, da parte di compagnie americane ma anche straniere che potrebbero sentirsi attratte dal drastico abbattimento dell’aliquota fiscale, che potrebbero essere tentate insomma di riportare soldi nascosti nei paradisi fiscali o in Paesi dove si pagano più tasse».
Per l’Europa è una pessima notizia e non sono mancate anche proteste dall’Italia, dalla Germania e dalla Francia su alcuni aspetti della riforma che creano un ‘dumping’, una concorrenza sleale, dal punto di vista fiscale.
«Esattamente, il problema non è da poco, perché adesso gli Stati Uniti diventano una vera e propria calamita e rischiano di risucchiare anche molti capitali dall’Europa.
Peraltro, se si pensa attualmente di ricorrere all’Organizzazione mondiale del commercio, al Wto, è anche perché si teme che vengano favoriti i campioni dell’export rispetto alle altre imprese».
Tuttavia lo stesso Fmi avverte dei rischi a medio termine, a partire dal fatto che è una riforma in deficit.
«Questo è assolutamente vero, ma è anche vero che gli Stati Uniti possono permettersi di farla perché possono svalutare il dollaro, anche in questo consiste la concorrenza sleale di Trump».
Cioè nel fatto di approvare una riforma senza coperture che mette sotto pressione un continente come l’Europa sottoposto a una disciplina di bilancio severa, puntellata da una politica monetaria che mai tollererebbe di svalutare l’euro per coprire buchi di bilancio dei Paesi membri.
«Certo, in questo Trump sta conducendo anche una guerra di modelli economici».
Ma in Italia qualcuno pensa evidentemente di poterlo imitare. Facendo calcoli a spanne, a “Repubblica” siamo arrivati a 200 miliardi tra maggiore spesa pubblica o minori introiti che le misure annunciate nella campagna elettorale potrebbero costare.
Nessuno sembra pensare al debito che sfiora il 133% del Pil.
«Sì, sento e leggo cose un po’ irresponsabili in giro. Bisogna sempre ricordarsi che mentre si attende che una riduzione fiscale abbia i suoi effetti sulla crescita, i conti pubblici saltano. Basta un anno per distruggere gli sforzi di aggiustamento di molti anni. Non dovremmo mai dimenticarcene, soprattutto in Italia».