la Repubblica, 23 gennaio 2018
E Roma cancella le strade della vergogna
Roma Via Arturo Donaggio è una strada stretta di condomini e negozi di vicinato nel quartiere di Torrevecchia, periferia nord ovest della capitale. Si imbocca dallo slargo che porta lo stesso nome dell’ex presidente della società italiana di Psichiatria, uno dei primi 10 firmatari del “Manifesto della razza” che preparò la strada all’introduzione delle leggi razziali in epoca fascista. Nel corso del 2018, a 80 anni dalla promulgazione di quelle norme, come ha annunciato ieri Virginia Raggi, via e largo Donaggio cambieranno nome. E così accadrà per una traversa della Pontina, a sud di Roma, dopo Castel Romano, intitolata al teorico del razzismo biologico Edoardo Zavattari, e a via Nicola Pende, endocrinologo italiano, tre volte candidato al Nobel, che si trova all’interno del policlinico Umberto I. La decisione è stata anticipata dalla sindaca di Roma al giornalista Pietro Suber, autore del documentario “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani”: «La nostra città è orgogliosamente antifascista – spiega – e per questo utilizzeremo ogni strumento disponibile per combattere quei rigurgiti di violenza e discriminazione che non vogliamo tollerare». L’iter, però, non è semplice ed è ancora alle prime battute. Gli uffici della toponomastica del Campidoglio sono alle prese con le ricerche e le opportune verifiche. Venerdì si riunirà la commissione che potrebbe mettere all’ordine del giorno la modifica dell’intitolazione di queste quattro strade. Intanto, però, l’iniziativa raccoglie il plauso della Comunità ebraica, «soddisfatta» della scelta della sindaca. «La storia purtroppo non si può cancellare – afferma la presidente Ruth Dureghello – e a volte alcuni simboli è bene che rimangano dove sono per ricordarci ciò che la storia ha prodotto. In questo caso è più giusto per le nuove generazioni che le vie in cui camminano siano dedicate ai professori universitari che persero il proprio posto per essersi opposti a quell’infamia».