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 2018  gennaio 23 Martedì calendario

Scatta l’opa di Richemont su tutta Ynap Marchetti: resterà autonoma e italiana

MILANO Un’offerta pubblica di acquisto amichevole di 2,7 miliardi di euro per salire al 100% di YNAP, delistare la società da Piazza Affari, valorizzandola circa 5,3 miliardi. Il gruppo Richemont, già azionista di Yoox-Net-a-Porter per effetto della fusione realizzata appena due anni fa, si prende tutta la piattaforma di commercio online fondata nel 2000 da Federico Marchetti. Una piattaforma multimarca, storicamente indipendente, che vende per conto terzi quasi tutte le griffe dell’alta moda. Un’operazione – coadiuviata dagli advisor finanziari Mediobanca e BofA Merrill Lynch e legali BonelliErede e Gatti Pavesi Bianchi – che gli analisti definiscono «coerente». 
Con la strategia di sviluppo del campione europeo del lusso online (che in Cina ha una quota di mercato molto marginale), oggetto in questi ultimi mesi di indiscrezioni che la ritenevano possibile preda dei cinesi di Alibaba o dei francesi di Kering. O ancora di LVMH, che proprio nel 2017 si sono fatti in casa una piattaforma e-commerce per vendere per sé e per conto terzi. 
Federico Marchetti, azionista con il 3,9% delle quote (ma con il 5,7% delle azioni con diritto di voto), s’impegna irrevocabilmente a consegnare i suoi titoli a Richemont, come presumibilmente faranno tutti gli altri azionisti. Nel libro soci figurano anche – oltre a Compagnie Financiere Richemont che detiene il 48,9% delle quote considerando quelle senza diritto di voto – anche Renzo Rosso (in trasparenza ha il 5,7% delle azioni), Capital Research and Management Company (10,1%), Schroders (5%) e il fondo di Dubai riconducibile a Mohamed Ali Rashed Alabbar (3,9%). L’Opa di Richemont riconosce un premio agli azionisti del 25,7% rispetto al valore del titolo di venerdì 19 (30,26 euro per azione). Perché il gruppo, quotato a Zurigo e conosciuto per il lusso dei suoi gioielli e dei suoi orologi (tra i suoi marchi figura ad esempio Cartier), ha deciso di acquisire il 100% valorizzando ogni azione ordinaria al prezzo di 38 euro. Ieri il titolo ha fatto registrare un’ondata di acquisti al momento della comunicazione del lancio dell’Opa totalitaria da parte di Richemont che deve la sua fondazione alla famiglia Rupert, di cui Johann ne è ancora l’indiscusso capo-azienda. Alla fine della seduta ha chiuso poco sotto la soglia di offerta pubblica di acquisto a 37,56 euro per azione (+24,12%). 
La scelta di delistare la società e di assoggettarla ad unico azionista porta con sé una serie di interrogativi relativi alla governance. Marchetti resterà, da quanto si apprende, amministratore delegato di YNAP. Lui ha precisato che «continuerà ad essere gestita come società distinta, garantendo la neutralità della piattaforma per tutti i marchi del lusso», aggiungendo che «la sede rimarrà in Italia». 
La forza di Yoox (prima) e YNAP (poi) è stata sempre la sua indipendenza non riconducibile ad alcun marchio del lusso. Tanto che due anni fa – all’atto del fusione con Net-a-Porter – fu garantita grazie ad un sofisticato sistema di governance che concedeva a Richemont solo il 25% delle azioni con diritto di voto pur con una partecipazione del 48,9%. Anche nel board Richemont figuravano solo con due amministratori lasciando grandi margini di autonomia alla squadra di manager guidata da Marchetti. Tutto dovrebbe restare com’è. Ma il condizionale è d’obbligo.