Corriere della Sera, 23 gennaio 2018
«Difendo mio marito Polanski: le donne possono dire di no. E io l’ho detto anche a Godard». Il colloquio Emmanuelle Seigner
Emmanuelle Seigner è stata modella a 14 anni, attrice con Jean-Luc Godard a 19 e alla stessa età, nel 1985, ha incontrato Roman Polanski, accusato nel 1977 a Los Angeles di «relazione sessuale illecita con una minorenne» americana di 13 anni, Samantha Geimer.
Questo dà a Seigner, spesso suo malgrado, un’esperienza unica quanto a relazioni uomo-donna, sesso e tribunali, differenze tra la cultura americana – «Sono troppo puritani» – e europea: «Noi siamo diversi, abbiamo avuto il libertinaggio e Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos!», dice al Corriere e ad altri media in un hotel di Parigi requisito per metà dall’agenzia UniFrance, che sostiene il cinema nazionale. «Ma soprattutto io non ho mai fatto niente che non volessi, le donne non sono obbligate a subire. Siamo forti, si può dire di no».
Emmanuelle Seigner è protagonista di Quello che non so di lei che uscirà in Italia il 1° marzo, e in passato di altri quattro film girati da suo marito Roman Polanski. Nel 2009, quando Polanski venne fermato in Svizzera per la vicenda giudiziaria di quarant’anni prima in California, Seigner è rimasta al suo fianco, agli arresti domiciliari nello chalet di famiglia a Gstaad. «Fu come vivere una disgrazia improvvisa, ma allo stesso tempo mi ripetevo che c’è di peggio, nella vita accadono cose terribili, la gente si ammala e muore, bambini restano orfani... Noi eravamo ancora tutti vivi e in grado di andare avanti. Abbiamo cercato soprattutto di proteggere i nostri due figli». E oggi che suo marito torna a essere contestato e fischiato in pubblico, lei lo difende e denuncia la «piega fondamentalista» che il movimento #MeToo sta prendendo soprattutto negli Stati Uniti. «In tutte le lotte ci sono rivendicazioni giuste e altre sproporzionate. Ora stiamo andando troppo lontano».
Ha letto il tanto criticato testo firmato da Catherine Deneuve che teorizzava una «libertà di importunare»?
«Sì, credo che non fosse scritto benissimo e poi alcune firmatarie hanno aggiunto dichiarazioni inopportune banalizzando lo stupro, per carità. Ma sul fondo Catherine Deneuve ha completamente ragione, e io sono con lei. La conosco bene, è una donna straordinaria e coraggiosa. Intende il femminismo come me. Noi donne abbiamo gli stessi diritti degli uomini e dobbiamo guadagnare altrettanto denaro. Ma se un uomo ci fa la corte, può farci piacere oppure no e in quel caso basta reagire». Seigner vede il rischio di una «guerra tra i sessi», «e non mi piace, perché adoro gli uomini. In caso di comportamenti sgraditi basta rimetterli al loro posto».
Lei ha cominciato a fare la modella molto giovane, com’è andata? «Avevo 14 anni e posso dirvi che ci hanno provato in tanti. Ma non uno che sia riuscito a fare con me cose che non avessi voglia di fare anche io. Ridurre eternamente le donne al ruolo di vittima significa trattarle da deboli. Invece le donne possono difendersi, anche a 14 anni, come facevo io».
E l’esordio nel cinema con Godard? «Non facile anche quello. Avevo 19 anni, e il primo giorno sul set di Detective Godard ha preteso che rimanessi a seno nudo. Ero già imbarazzata così, poi l’indomani ha detto che dovevo spogliarmi del tutto. Ho rifiutato e ho abbandonato il set. Quando sono tornata, tre giorni dopo, Godard ha ceduto e mi ha detto “Emmanuelle, ti sei conquistata le tue culottes”».
Pochi minuti prima dell’incontro è uscito su Le Monde un testo di Samantha Geimer, la donna all’origine delle accuse a Polanski, che da anni chiede l’archiviazione del caso e si dice anche lei d’accordo con Catherine Deneuve a proposito di #MeToo: «Ho passato quarant’anni a difendermi contro quelli che decretavano impossibile tornare a vivere. Perché dover dire per forza che quel che mi è successo è stato terribile, spaventoso? Non lo è stato, anche se era comunque un crimine, per il quale peraltro Polanski si è dichiarato colpevole ed è stato in prigione».
Emmanuelle, ha letto l’intervento di Samantha Geimer? Vi trovate d’accordo nel difendere Catherine Deneuve, e anche suo marito. «Certo. Se lei leggesse le email che Samantha si scambia con Roman rimarrebbe molto sorpreso… I loro rapporti sono ottimi, Samantha ha un grande affetto per mio marito e questa storia è folle. Roman non è mai stato condannato per violenza sessuale, si è dichiarato colpevole di avere avuto un rapporto con una minorenne, è diverso. Ma al di là della nostra vicenda, ci sono persone che stanno perdendo tutto per un commento di troppo, magari per avere detto di una collega che è hot. Sta diventando un delirio».