Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2018
Asta flop per i diritti tv del calcio. Sky punta su satellite e internet, mentre Mediaset è interessata solo al digitale
All’appello mancano circa 250 milioni. Anche il secondo tempo dell’asta dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018/21, dopo il bando andato sostanzialmente deserto lo scorso giugno, si è chiuso con un nulla di fatto, ma anche con uno scenario che fa pensare ai prossimi come a giorni in cui Lega e Infront da una parte e broadcaster dall’altra, giocheranno letteralmente una partita a poker con lo spauracchio di un convitato di pietra: un intermediario indipendente che potrebbe (condizionale d’obbligo) diventare il nuovo padrone del calcio italiano.
Volendo stare ai fatti, le cinque buste aperte ieri dalla Lega non hanno dato l’esito sperato. Anzi le cifre messe a disposizione dai partecipanti alla gara sono risultate parecchio al di sotto delle attese. Così al commissario della Lega, Carlo Tavecchio, non è rimasto che scendere in sala stampa a leggere un laconico comunicato: «La Lega ha deliberato all’unanimità di non accettare alcuna offerta e di far corso alla trattativa privata con l’obiettivo di ottenere non meno del prezzo minimo complessivo già previsto dal bando che equivale a 1 miliardo e 50 milioni per i pacchetti principali e opzionali».
Già a partire da oggi, dunque, gli operatori e l’advisor Infront proveranno a raggiungere un’intesa migliorativa. Il tutto con la deadline di un’assemblea della Lega già convocata per il 25 gennaio in doppia seduta (ci sarebbe la questione della governance da affrontare anche in vista dell’elezione del presidente della Figc in programma il 29 gennaio) che, in alternativa, potrebbe vagliare l’offerta depositata da un intermediario. Nei giorni scorsi erano circolati i nomi dei qatarioti di beINsport, degli spagnoli di MediaPro e degli americani di Img, già titolari dei diritti per l’estero della massima serie.
Ma a quanto risulta al Sole 24 Ore a formalizzare una proposta da 990 milioni di euro sono stati proprio gli spagnoli che già detengono in patria il pacchetto principale dei diritti del campionato spagnolo fino al prossimo anno. E che potrebbero supportare, in qualche modo, la candidatura del presidente della Liga Javier Tebas alla guida dalla Serie A.
Per rispettare la base d’asta e acquisire tutti i diritti domestici l’intermediario avrebbe dovuto sborsare un minimo di un miliardo e 50 milioni all’anno. Ma anche i 990 milioni al momento appaiono eccessivi considerando la realtà del mercato tv italiano che finora non si è spinto oltre gli 800 milioni. Certo le cose nei prossimi mesi potrebbero cambiare se si sbloccasse la convergenza industriale tra Mediaset, Tim e Vivendi.
Ieri, il gruppo di Cologno ha presentato un’offerta intorno ai 200 milioni per ottenere il diritto a trasmettere in digitale terrestre le partite del campionato di Serie A per il triennio 2018-21. Si tratta del pacchetto B che riguarda i 248 match delle quattro “big” (Juventus, Milan, Inter e Napoli) oltre a quelli di Lazio e Fiorentina e di altre due squadre minori. La base d’asta di è di 260 milioni di euro. Sotto questo livello si è piazzata l’offerta di Italia Way.
Per il pacchetto A – analogo al B, ma per il satellitare – Sky ha offerto 261 milioni all’anno: un milione in più della base d’asta. Per il pacchetto C (stesso contenuto ma per trasmissioni in modalità Internet/wireless/Iptv) sempre Sky ha depositato una busta con una offerta di 170 milioni, sbaragliando le offerta di altri due competitor: Perform che avrebbe offerto 100 milioni e Tim che dopo aver smentito più volte l’intenzione di partecipare si sarebbe limitata a una busta che secondo le indiscrezioni si sarebbe attestata sui 20-30 milioni. Una fiche insomma per restare in gioco.
Per aggiudicarsi tutto il campionato Sky ha inoltre depositato offerte per i pacchetti D1 e D2 che includono le partite delle altre 12 squadre, Roma inclusa e per il pacchetto Platinum ABC, con i diritti accessori destinato a un solo degli assegnatari di A, B e C che ha una base d’asta di 60 milioni di euro. I pacchetti D1 e D2 invece hanno un prezzo minimo complessivo di 310 milioni di euro.
Nell’insieme Sky avrebbe offerto circa 150 milioni per questi ulteriori pacchetti. L’esposizione finanziaria complessiva è dunque attorno ai 580 milioni, sostanzialmente in linea con quanto Sky spende attualmente per ogni stagione del campionato di Serie A.
La Lega e l’advisor Infront, perciò, procederanno a trattative private sui pacchetti che non hanno ottenuto il minimo richiesto. Le offerte di Sky che hanno al contrario superato queste soglie restano congelate. Se si dovesse ricavare negli incontri delle prossime ore un innalzamento delle altre offerte oltre i minimi e l’assemblea della Lega dovesse dare il via libera, allora si procederebbe alla assegnazione anche dei pacchetti per i quali c’è già un livello di entrate soddisfacente (satellitare e internet per le 8 squadre). In caso contrario, non si realizzerà alcuna assegnazione e tornerà tutto in gioco. Qui Lega e Infront avranno da mettere sul piatto la carta dell’intermediario.
A questo punto gli scenari si complicano. Innanzitutto in sede di trattativa privata. Se anche solo Mediaset, con i suoi 2 milioni scarsi di abbonati a Premium, decidesse di non alzare più di tanto l’offerta, potrebbe ostacolare anche il processo di assegnazione complessivo a Sky. Dall’altra parte Sky (4,8 milioni di abbonati) deve decidere se e quanto alzare la posta (sui pacchetti D1 e D2) per evitare che la Lega possa scegliere la soluzione dell’intermediario. Il quale però, a sua volta, dovrà trovare interlocutori italiani disposti a coprire il costo della Serie A. Sky a questo punto sarebbe un partner indispensabile. Sempre che non torni in auge l’idea del canale della Lega.