il venerdì, 19 gennaio 2018
La dieta giusta per una fame bestiale
Erbivori, carnivori, onnivori. Ogni specie animale ha il suo menu preferito e si procura il cibo in modo diverso. Ma se per gli erbivori trovare cibo è tendenzialmente semplice, per i carnivori la caccia può richiedere una gran fatica. A meno che non si abbiano doti eccezionali, come nel caso della rana cornuta del Sud America (Ceratophrys cranwelli) che, come emerge da uno studio su Scientific Reports condotto dalla University of Adelaide’s School of Biological Sciences, ha un morso da guinness dei primati. Oltre ad avere una lingua super adesiva, questa rana dalla bocca larga è dotata di potenti mascelle e dentatura robusta, inusuale tra le altre 6.800 specie. «Le rane cornute predano animali grandi come loro, tra cui altre rane, serpenti e roditori» spiega il ricercatore Mare Jones, specializzato nello studio delle ossa animali. Le loro fauci sprigionano una forza che va dai 30 newton {quelle che hanno una testa larga circa cinque centimetri) ai 500 (se la testa è di dieci centimetri) e per questo sono anche chiamate rane pacman.ln pratica, non hanno nulla da invidiare ai mammiferi. Il merito è di un antenato illustre: da rana diavolo (Beelzebufoampingal), che viveva 68 milioni di anni fa in Madagascar, aveva un morso da 2200 newton con cui divorava anche piccoli e giovani dinosauri» dice Jones.
Un altro studio recente, delle Università di Lund e Adelaide, mette in luce l’inaspettato talento predatorio della libellula (Hemicordulial). Il suo cervello, scrivono David O’Carroll e Steven Wiederman su eLife, grazie all’attività di un gruppo di neuroni, ha una straordinaria capacità di fissare l’attenzione su un singolo oggetto in movimento e prevederne la traiettoria, cosi da assicurarsi succulenti bottini. Moscerini, mosche e zanzare non hanno scampo se ronzano nei paraggi di questo insetto che è considerato il miglior predatore in natura perché i suoi attacchi vanno praticamente sempre a segno. Merito della capacità di intercettare le prede, delle straordinarie abilità di volo e della velocità con cui riesce a sorprendere il malcapitato di turno.
Altri animali invece restano sempre a bocca asciutta, e hanno fatto del digiuno la loro vera abilità. Il proteo, un anfibio dal colore rosa pallido che vive in buie grotte subacquee. può stare fino a dieci anni senza mangiare. I panda rossi (Ailurus fulgens), invece, hanno scelto di adattarsi: «Pur essendo carnivori» spiega l’etologa Caterina Spiezio, responsabile ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Verona «hanno trasformato la loro dieta in quasi del tutto vegetariana, sfruttando le risorse dello foreste di conifere di montagna in cui abitano». Che poi in fondo è quello che fa anche il lupo, un carnivoro “opportunista” perché se non trova una preda da mangiare si accontenta di frutta, verdura, radici, pur di non restare a stomaco vuoto».
C’è chi invece non resisterebbe neppure due ore senza mangiare. È il caso del mustiolo etrusco (Suncus etruscus), che con il minuscolo pipistrello calabrone si contende lo scettro del più piccolo mammifero vivente. «È grande quanto uno scarabeo, pesa meno di tre grammi ma per la sua mole mangia una quantità enorme di cibo: ogni giorno deve consumare fino a sei volte il suo peso corporeo in grilli e altri insetti» racconta Papik Genovesi, zoologo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e autore del libro per ragazzi Storie bestiali (Editoriale Scienza, pp. 80. euro 16,90).
Il pasto del mustiolo è comunque poca cosa rispetto alle ben quattro tonnellate di krill al giorno che consuma la balenottera azzurra in alcuni periodi dell’anno. «Ma si tratta di uno dei più grandi animali sulla Terra, un mammifero marino che può superare i trenta metri di lunghezza e le duecento tonnellate di peso, la cui lingua può pesare quanto un elefante e il cuore come un’automobile», sottolinea Laura Castellano, biologa dell’Acquario di Genova. «È bizzarro invece» continua la biologa «come la fama di animale vorace non corrisponda affatto alle abitudini alimentari degli squali». Mangiano mediamente tre volte a settimana, una quantità di cibo pari al 5 per cento del loro peso. «Questo vuol dire che uno squalo di 50 chili si sazia con appena due chili e mezzo. Molto meno dunque di quanto consumano i delfini che, essendo mammiferi, hanno un dispendio energetico più alto e quindi devono nutrirsi più volte al giorno, per arrivare a sei, dieci chili di molluschi e pesci». Ma le abitudini più strane riguardano il menu degli animali: «La falena del Madagascar, per esempio, si nutre delle lacrime degli uccelli» racconta Genovesi. «Si avvicina molto furtivamente alle prede addormentate e, infilando l’arpione appuntito sotto la palpebra, innesca la lacrimazione dei malcapitati per procurarsi soprattutto sale, di cui ha bisogno per vivere. E non sono le sole a cibarsi di lacrime. La “lacrimofagia” è un comportamento assai documentato in natura, e sono state osservate anche farfalle e api sorseggiare lacrime dagli occhi dei caimani.
Infine, anche nel regno animale abbonda il cibo spazzatura, decisamente più disgustoso del nostro. «Lo skua (Stercorarius parasiticus), un uccello che vive nell’Artico, è dotato di un palato veramente forte» dice Genovesi. «La sua strategia per cibarsi consiste nell’infastidire altri uccelli fino a farli rigurgitare, e accaparrarsi così il cibo predigerito che, nei mesi freddi, costituisce fino al 95 per cento della sua dieta». Ed è niente al confronto con la dieta a base di escrementi di alcuni insospettabili: «l teneri conigli, per esempio, mangiano i propri escrementi per una doppia digestione delle fibre vegetali. Lo scarabeo stercorario (Geotrupes stercorarius), smaltisce grossi quantitativi di escrementi disseminati dai mammiferi erbivori. E l’abitudine riguarda anche i cuccioli di koala: appena nati mangiano un po’ di escrementi della mamma per dotarsi subito della flora intestinale e delle difese immunitarie necessarie alla digestione di quello che sarà poi per tutta la loro vita il loro cibo principale: le foglie di eucalipto».