La Stampa, 21 gennaio 2018
Nel cassetto di 2 milioni di italiani c’è il sogno di diventare scrittori
C’è un’Italia che legge libri. Una che non legge, più grande della prima. E anche un’Italia che legge e scrive per svago o per lavoro: 2 milioni 150 mila persone, secondo l’Istat, hanno scritto o hanno cercato di scrivere un libro, un racconto, un romanzo, una poesia.
Di questi 1 milione e mezzo lo fa per pura passione, «scrittori fai da te». Affascinante. Ma non se ne parla. È un fenomeno molto in rosa. Specie tra chi lo fa per passione le donne rappresentano i due terzi. D’altro canto non c’è da meravigliarsi, le donne leggono libri nel tempo libero più degli uomini, da molto tempo, anche se non da sempre. Negli anni Sessanta e Settanta non era così, erano gli uomini a leggere di più.
Man mano che è cresciuto il livello di istruzione, è aumentato l’investimento delle donne in cultura e anche il numero di donne che leggono libri. E ora le scopriamo lettrici-scrittrici. Ovviamente non sempre sono riuscite a scrivere un libro, un racconto o una poesia, ma ci provano e a loro piace molto. Sono le giovanissime più delle altre a farlo, soprattutto tra i 15 e 19 anni e rappresentano il 13% delle lettrici a fronte di una media dell’ 8%. Non ci deve meravigliare, tra l’altro esistono app utilizzate da giovanissimi, in gran parte ragazze dove vengono pubblicati racconti a puntate. Non sappiamo se e quanto le creazioni siano condivise o rimangano patrimonio di chi le ha scritte, e di una ristretta cerchia. Tra le donne non ci sono solo le ragazze, ma anche 400 mila lavoratrici sono coinvolte e 135 mila casalinghe.
Quelle che scrivono di più sono soprattutto dirigenti, imprenditrici e libere professioniste, ma ci sono anche impiegate e 50 mila operaie, una vera passione per loro. Il collettivo è variegato, ci sono anche gli uomini, circa 800 mila. Per loro la porzione che scrive per motivi professionali è maggiore. Anche tra gli uomini i giovani sono quelli che scrivono di più ma di età un po’ più avanzata. E non pensate che solo laureati o laureate scrivano. Certo lo fanno più degli altri, ma non sono la maggioranza, sono 750 mila, un terzo del totale. Ci sono anche 270 mila anziani, e in questo caso gli uomini sono maggioranza. Spesso si tratta di autobiografie fenomeno emergente degli ultimi anni. La distribuzione territoriale è molto particolare. Tutte le regioni sono toccate da questo fenomeno. Ma di più Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Val D’Aosta e Veneto. Di meno il Piemonte e alcune regioni del Sud. C’è un altro elemento di grande interesse che emerge dai dati. 5 milioni 866 mila lettori di libri, pur non avendo mai provato a scrivere avrebbero piacere di farlo. E tra questi sono sempre le donne ad essere maggioranza.
Il dato dei potenziali scrittori getta uno squarcio di luce nel panorama critico della lettura di libri in Italia. Una grande spinta creativa, foriera di ulteriore sviluppi. Chissà se troverà una sua valorizzazione, chissà se si trasformerà in nuove opportunità, al di là della passione. E potrà crescere. Perché se è vero che si legge troppo poco, è anche vero che non c’è stata epoca storica in cui tanti milioni di persone abbiano letto e scritto così tanto grazie ai social. Persone che per condizioni di istruzione, e socioeconomiche, non avrebbero mai letto né scritto in passato, oggi scrivono e scrivono tanto. La scrittura è divenuta un veicolo fondamentale della inter-comunicazione tra persone. Se in questo fenomeno si evidenziano anche limiti culturali, obiettivamente l’allargarsi del numero di persone che usano la scrittura per comunicare potrà facilitare anche la crescita di «scrittori fai da te» di passione, magari di talento, e chissà, un nuovo interesse alla lettura.