Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 21 Domenica calendario

Boom dei minibond, 300 emissioni nel 2017. Le aziende hanno raccolto più di 14 miliardi

Esplode il fenomeno dei minibond in Italia, dove nel 2017 si sono registrate oltre 300 emissioni, con una raccolta di oltre 14 miliardi di euro.
Parliamo di quello strumento grazie al quale le pmi possono andare a caccia di liquidità per finanziare i propri piani di sviluppo. I criteri sono piuttosto stringenti: gli emittenti devono essere società italiane non quotate, diverse dalle banche e dalle micro imprese. Il fatturato deve superare i 2 milioni di euro e l’organico deve essere composto da almeno 10 dipendenti. Uno strumento che, a giudicare dagli ultimi dati del Barometro minibond, si va sempre più diffondendo. E anche se la mole maggiore è rappresentata da appena 35 operazioni con un taglio superiore a 150 milioni, nell’ultimo trimestre dell’anno si è registrato un netto aumento delle emissioni inferiori ai 50 milioni: 28 per 147 milioni, portando a 1,805 miliardi il conto complessivo del segmento e a 249 il numero delle operazioni. Ancora limitata perlopiù al Centro Nord la distribuzione geografica delle operazioni e – anche se si registra un ricorso delle aziende che già avevano usato lo strumento in passato – al mercato delle obbligazioni cominciano ad affacciarsi anche nuovi settori. Circa l’80 per cento delle emissioni, che hanno una durata media di 5 anni, si concentra in sei regioni: Veneto (490 milioni pari al 27,1% del totale); Lombardia (407 milioni pari al 22,5%); Emilia Romagna (206 milioni pari al 11,4%) del totale; Trentino Alto Adige (113 milioni pari al 6,2%); Piemonte (110 milioni pari al 6,1%); Toscana (99 milioni pari al 5,4% del totale). A fare la parte del leone tra i diversi settori, quello delle utility e dell’energia con le emissioni più grandi (36) per complessivi 525 milioni ed oltre il 29% del totale, seguiti dall’ industriale (56) per 329 milioni e dai servizi finanziari con 29 emissioni per 179 milioni. Una sensibile accelerazione nell’ultimi trimestre del 2017 è quello del settore alimentari che è passato da 79 a 97 milioni con 19 operazioni. Nel corso dell’ultimo anno infine si è verificata anche una riduzione del taglio medio delle emissioni, sceso a 7,3 milioni e delle cedole al 5,13.