Libero, 19 gennaio 2018
Fortunato Depero: i bozzetti segreti dell’uomo che anticipò Andy Warhol
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Nel mondo dell’arte ci sono sempre stati alcuni galleristi «sui generis».
È questo il caso di Stefano Contini delle omonime gallerie di Venezia e Cortina d’Ampezzo, che rappresenta in Italia artisti di levatura internazionale, come Botero, Mitoraj, Larraz, Valdés... ma che si apre anche alla possibilità di occuparsi d’arte in senso più ampio. Fino al 2 aprile, infatti, ospita nella galleria di Cortina d’Ampezzo la mostra Depero. la progettualità. Disegni: 1920-1928, a cura di Maurizio Scudiero, il responsabile dell’Archivio dell’artista. Contini stesso racconta: «Si tratta di una delle più importanti esposizioni nella mia vita professionale, sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista didattico. Depero ha reso popolare l’arte quando è andato in America, trent’anni prima della Pop Art». Il catalogo ragionato, curato da Maurizio Scudiero, è una guida straordinaria alla mostra, in cui gli studi originali delle pubblicità si contrappongono ai lavori finiti dei manifesti o della copertina di Vanity Fair. Fortunato Depero (Fondo 1892 Rovereto 1960), infatti, è il versatile genio futurista da sempre convinto che tutto possa essere arte: un pezzo di stoffa, una bibita colorata, un pupazzo teatrale. Paragona il cartellone pubblicitario «al quadro sacro» dei secoli passati e con il suo lavoro sostiene con convinzione la promozione commerciale «per maggiormente glorificare i prodotti, con dignità d’arte veramente moderna». La sua avventura pubblicitaria inizia con l’apertura della sua Casa d’Arte Futurista, a Rovereto, nella tarda primavera del 1919, un laboratorio magico precursore degli studi di design e della Factory di Andy Warhol, ispirato al concetto di arte totale contenuto nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, firmato l’11 marzo 1915 con l’amico Giacomo Balla. Nel 1928 va a vivere per due anni con la moglie Rosetta a New York, dove cerca di esportare la fortunata esperienza italiana con la Depero’s Futurist House. Numerosi i sodalizi di successo con le aziende, come la Campari. Nel 1932, viene prodotta su disegno di Depero la celebre bottiglietta monodose a tronco conica del bitter, ancora oggi uno dei simboli dell’azienda.
I manifesti denotano una grande abilità di sintesi grafica e linguistica con accenni satirici che fanno pensare al nonsense e al teatro dell’assurdo. Come scrive Umberto Notari, collezionista e amico dell’artista, nonché scrittore ed editore, «Davanti a un cartellone di Depero il passante deve soffermarsi con un grido di sorpresa. La sua tavolozza ci arresta di colpo come se ci ficcassero le dita negli occhi. Un cartellone di Depero non ammette sguardi distratti e non può essere dimenticato da chi l’ha visto anche una sola volta». La rassegna nasce dall’interessante accostamento, descritto da Stefano Contini, tra alcuni disegni teorici di Depero con le opere ultimate. L’evento, così ben delineato dal punto di vista scientifico, è ancora più prezioso, perché viene esposto un album inedito, trovato da un collezionista e avvallato senza indugi da Scudiero, contenente le migliori proposte pubblicitarie dell’artista, mai pubblicate nel corso degli anni Venti. Compaiono anche prove di cui sino ad oggi non si aveva mai avuto notizia nelle numerose mostre, monografie e ricerche dedicate. Si scoprono quindi i progetti di bozzetti realizzati, ma con altro titolo. Accadeva infatti che Depero proponesse una sua idea ad una ditta, che ne eseguisse anche un disegno finale, ma che in seguito non se ne facesse nulla.
È per questo che spesso modificava alcuni dettagli, proponendone una nuova versione alla concorrenza o ad altri clienti. Per esempio, per il calendarietto profumato del 1927 della ditta Rimmel, Depero pensò di utilizzare i Baffuti dei suoi Balli Plastici, una coreografia di sole marionette portata in scena al Teatro dei Piccoli di Roma nel 1918 e ideata insieme al poeta svizzero Gilbert Clavel. I personaggi però non vennero selezionati. Qualche anno dopo, a New York, il maestro rimodulò l’idea, allungando i cappelli, e la propose alla redazione della rivista Vanity Fair, che l’accettò per il numero uscito nel marzo del 1931. Anche la matita su carta per le pastiglie per la gola Giuleb, deriva probabilmente dagli studi della testa del Pinocchietto dei Balli Plastici. Nel disegno si notano i tratti distintivi della poetica deperiana: il suo stile volumetrico, la definizione precisa dei tratti e la ripresa degli stilemi della grafica pubblicitaria, come le frecce direzionali.