Il Messaggero, 22 gennaio 2018
«Ero a casa ammalata e papà mi ha stuprata»
CASSINO Giulia, 14 anni, (il nome è di fantasia) non si era mai confidata con nessuno. Nemmeno con le sue tre sorelle. Ma il peso che aveva dentro di sé era troppo grande e quel tema: «Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di dirle» è stata la sua liberazione. Su un banco di scuola, davanti alla professoressa di Italiano, ha raccontato sei mesi di abusi cui il padre la costringeva, a casa, quando rimanevano da soli.
In quel tema, Giulia scrive: «Sono stata stuprata da papà, la prima volta fu un giorno in cui non mi sentivo molto bene e non sono andata a scuola. Così, ogni volta che rimanevamo io e lui da soli, a casa, anche per 5 minuti, risuccedeva».
Ma sono credibili quelle parole? Il Gip del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, ricorda che la mamma della ragazzina, dopo essere stata informata dal dirigente scolastico e dalla professoressa, tornata a casa ha chiesto alle altre quattro figlie se sapessero qualcosa. Se avevano notato quelle «attenzioni particolari». Ed ecco che la più grande riferisce al giudice di aver parlato a lungo con Giulia la sera dell’8 dicembre: «Giulia, era visibilmente turbata, aveva lo sguardo rivolto verso il basso e gli occhi carichi di lacrime».
«Giulia raccontò, in quella occasione, di aver subìto il primo approccio dal padre un giorno di maggio, giorno in cui era rimasta a casa, da sola insieme al padre che, infilatosi nel suo letto, consumò con lei il primo rapporto». Poi, è sempre la sorella maggiore a specificare che Giulia «non aveva la forza di confessare, a voce, il suo dramma perchè non aveva il coraggio e, soprattutto, per non rovinare l’armonia famigliare. Ha preferito scriverlo quando gli è stata data la possibilità di farlo».
L’ORDINANZA DEL GIP
Dettagli forti, che emergono dall’ordinanza del Gip che ora ha imposto al padre-padrone di allontanarsi dall’abitazione con cui viveva con la moglie e le cinque figlie, sottoponendolo al controllo della polizia attraverso il braccialetto elettronico.
Scrive ancora il giudice: «La ragazzina si sentiva quasi responsabile di quanto avvenuto; uno stato d’animo purtroppo frequente nelle vittime degli abusi sessuali maturati nell’ambito familiari o domestico». È lo stesso giudice che, nel motivare le esigenze cautelari, ritiene attendibile la ragazzina che frequenta la prima classe di un Istituto superiore di Cassino.
A dare il «via» alle indagini è stato il dirigente scolastico, il quale, una volta letto il tema, ha chiamato la madre che ha raccontato di un episodio simile accaduto alla sua seconda figlia, ora ventenne, precisando «che in quell’occasione il marito le aveva promesso che non si sarebbero più verificati fatti analoghi».
LE INDAGINI
Le indagini degli agenti del commissariato di Cassino, diretti dal vice questore Alessandro Tocco, vanno avanti e si concentrano sulla condotta dell’uomo sia nei confronti di Giulia, che nei confronti dell’altra figlia, ventenne, anche lei oggetto delle attenzioni del padre.
L’inchiesta, dunque, è giunta in una fase cruciale e in settimana, su sollecitazione dell’avvocato Emanuele Carbone, che assiste la ragazzina, il Gip fisserà l’udienza d’incidente probatorio per sentire, con le dovute precauzioni e alla presenza di una psicologa, la ragazzina.
Nel corso dell’incidente probatorio, Giulia dovrà cristallizzare la prova, ripercorrendo quelle frasi scritte nel tema assegnatole a scuola.
Intanto il padre-padrone, ascoltato dal Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere.