la Repubblica, 22 gennaio 2018
L’enigma filosofico nascosto nell’oro
Per John Maynard Keynes l’oro è un relitto barbarico, un residuo del passato. Allora perché nei forzieri delle banche centrali vi sono ancora tanti lingotti d’oro? Il valore attuale dell’oro italiano, custodito in via Nazionale, è di 90 miliardi. La ricchezza nelle mani degli italiani è di 10 trilioni di euro: 6 trilioni nelle case e 4 in attività finanziare.
Traggo queste notizie da un brillante libro di Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia, Oro (il Mulino, pagg. 130, euro 12).
Non è una storia generale dell’oro, bensì una storia economica del metallo.
Mentre cerca di spiegare che valore ha oggi l’oro, Rossi tiene una lezione di politica economica sul denaro e sul suo rapporto con il metallo giallo. L’economia si fonda su un sentimento ancestrale: la fiducia. Quando acquistiamo qualcosa chi riceve la nostra moneta avrà la certezza che sarà accettata da altri. L’oro è la base dell’economia? Sì e no.
Il libro contiene, come ogni testo di economia, cifre: l’oro estratto sin qui nel mondo ammonterebbe a 190mila tonnellate; quello che manca da estrarre, con mezzi non onerosi, è di 56mila tonnellate. Anche l’argento nel passato aveva valore; poi la tecnica estrattiva migliorò, ce ne fu di più e il suo valore cadde.
Perché l’oro lo conserva ancora?
Nel 1944 a Bretton Woods gli Alleati stabilirono che solo il dollaro era convertibile in oro, mentre le altre valute avevano cambi fissi con l’oro. Nel 1971 Nixon mise fine a questa parità oro e dollaro: non era più convertibile a un prezzo fissato. Il gold exchange standard «si afflosciò come un palloncino bucato». Ma non per questo l’oro perse valore.
Quando negli anni Settanta la Germania ci fece un prestito, pretese in contropartita la proprietà dell’oro. Nella Banca d’Italia diverse tonnellate furono etichettate “Germania”, senza spostarsi da lì. Poi restituimmo il prestito e l’oro tornò nostro.
Allora tutta l’economia poggia sull’oro? Sì e no.
L’economia poggia sulla fiducia reciproca, e l’oro ne è la garanzia remota. Leggere questo libro è utile e alla fine si capisce che il valore dell’oro resta un enigma di tipo razionale, come scrive Rossi. Del resto di essere razionali si sforzano gli economisti nel caotico mondo. Non ci resta che fidarci?