la Repubblica, 22 gennaio 2018
Protesta degli agenti per la difficile gestione dei detenuti jihadisti
PARIGI Si allarga la protesta degli agenti penitenziari dopo l’aggressione di tre guardie qualche giorno fa nel nord del Paese da parte di un detenuto islamista. Le carceri francesi non sanno più come fare con i jihadisti, molti dei quali accusati di violenza, proselitismo. Il numero è esploso negli ultimi due anni, almeno 1.500 detenuti considerati radicalizzati sono presenti nel sistema penitenziario, creando spesso incidenti di cui l’ultimo ha provocato un movimento di rivendicazione che non sembra fermarsi.
Dalla settimana scorsa gli agenti hanno bloccato diverse prigioni e condotto una manifestazione davanti a Fleury-Merogis, banlieue di Parigi, il più grande carcere d’Europa, dove sono detenuti molti terroristi, tra cui anche Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto dei commando che hanno organizzato gli attacchi del 13 novembre.
La ministra della Giustizia che era andata per dialogare con i manifestanti è stata contestata. I tentativi di mediazione per adesso sono tutti falliti. Il governo ha promesso l’assunzione di altri 1.100 agenti entro quattro anni, ma secondo i sindacati non è sufficiente. Un nuovo appello allo sciopero generale. Già due carceri, in Corsica e a Bordeaux, sono bloccate da giorni. In altre ci sono alcuni disservizi, sospese le visite nei parlatori. Ieri un gruppo di detenuti si è rifiutato di tornare nelle celle dopo l’ora d’aria e alla fine sono dovute intervenire delle squadre speciali. Una protesta che, se dovesse continuare ed estendersi, potrebbe portare il governo a chiedere l’intervento dell’esercito per garantire la sicurezza dei centri penitenziari. Con 118 carceri e 28mila detenuti, la Francia ha uno dei record di sovraffollamento ed è regolarmente criticata dalle organizzazioni per i diritti umani.