la Repubblica, 22 gennaio 2018
Ecco i 98 simboli, solo tre scelgono Sinistra e Europa
Roma L’estinzione della parola “sinistra” e la scarsa frequenza del termine “Europa”, a vantaggio dei più gettonati “Italia” e “libertà”. La quasi scomparsa dell’icona della falce e martello. In compenso un tripudio di fiamme tricolori, scudicrociati e fiori petalosi. E il riciclo di sigle a sostegno di forze che non sono in Parlamento per aggirare lo scoglio della raccolta firme. Come nel caso del Partito repubblicano dove si riaffaccia anche Ala, la creatura di Denis Verdini nata al Senato. Sono queste le particolarità che balzano all’occhio nell’ultimo giorno utile per presentare i simboli elettorali in vista delle politiche del 4 marzo. In tutto sono stati depositati al Viminale “solo” 98 contrassegni, contro i 219 del 2013. A spiegare il calo è soprattutto la richiesta di una dichiarazione di trasparenza che deve essere autenticata da un notaio e accompagnata da un cd- rom. Questo comporta il costo di almeno un centinaio di euro, che ha scoraggiato molti pretendenti. Sono quasi inesistenti, infatti, i cosiddetti simboli “furbetti” che ingannano gli elettori, fatta eccezione per “Libeuguali”, un fake della formazione di Pietro Grasso.
Il ramoscello d’ulivo compare nei simboli di Pd e Insieme. Quest’ultimo è l’unico logo, oltre a quello di Emma Bonino, a contenere la parola “Europa”. Anche il termine “sinistra” latita, lo troviamo soltanto nella lista “Per una sinistra rivoluzionaria”, che unisce il Partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando e il movimento Sinistra classe rivoluzione. Nel logo per la componente di Ferrando c’è anche la falce e il martello, protagonista solitaria solo di un altro simbolo, quello del Partito comunista di Marco Rizzo.
Inflazionata invece l’immagine della fiamma tricolore, che troviamo in ben cinque simboli: “Forza Nuova e Fiamma Tricolore” che correranno insieme, Fdi, Msi, Destre Unite, Movimento Sociale. Riappare lo scudocrociato nel logo dell’Udc, incorporato nella sigla della quarta gamba del centrodestra “Noi per l’Italia”, e nella “Democrazia Cristiana” di Giovanni Fontana. Quanto alle varianti floreali, il garofano è con il Nuovo Psi, mentre la Margherita di Francesco Rutelli si presenta solo a titolo cautelativo, dopo la querelle con la lista di Beatrice Lorenzin “Civica popolare”, che ha optato per una peonia gialla e un po’ naïf.
A sorpresa spunta anche il simbolo di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice con la lista civica che porta il suo nome contrassegnata dall’impronta di una scarpa. E l’ex presidente della Camera Irene Pivetti ritorna con il logo della lista “Italia Madre”.
Prevale la personalizzazione: spiccano i nomi dei leader di partito come Berlusconi, Salvini, Meloni, Bonino, Lorenzin, Grasso, Sgarbi, Parisi. Muovono in direzione opposta solo il M5S e il Pd, che ieri ha presentato il simbolo per penultimo. Da oggi inizia il vaglio del Viminale: gli ammessi potranno presentare le liste.