la Repubblica, 21 gennaio 2018
Debito pubblico, il mistero dei 55 miliardi «aggiuntivi»
Roma C’è una mina aggiuntiva nella polveriera del debito pubblico. L’ha scoperta Carlo Cottarelli, e Affari & Finanza in edicola domani gli dedica il servizio di apertura. Stando ai calcoli dell’ex commissario alla spending review, che ora dirige l’Osservatorio sui conti pubblici presso l’Università Cattolica di Milano, il debito cresce in modo asimmetrico, cioè molto di più, rispetto al deficit che si accumula anno dopo anno. Le cifre. Stando al Documento di economia e finanza dell’autunno scorso, il deficit del triennio sarà di 49 miliardi mentre il debito salirà di 87. E già siamo a 38 miliardi di “misteriosa” differenza. Secondo Cottarelli però per fare correttamente i conti, occorre considerare anche i 17 miliardi che sarebbero sottratti al debito, secondo i progetti, grazie a un piano massiccio di privatizzazioni che è tutto da verificare. La cifra complessiva dei soldi che “misteriosamente” si aggiungono al debito sale quindi a 55 miliardi. Da dove vengono fuori? Intanto, dice l’ex commissario, ci sono da considerare alcuni criteri di contabilizzazione ( per cassa, per competenza) difformi. Ma poi c’è la grossa voce “fuori bilancio” dei salvataggi bancari e quella altrettanto ingombrante del costo dei derivati, che continua a lievitare perché i contratti erano stati aperti per fronteggiare tassi in rialzo quando su questo fronte si registrerà calma piatta per lungo tempo ancora. Per ora, 11 miliardi. Tutto questo, insiste Cottarelli, assume importanza critica in una fase pre-elettorale, caratterizzata da mirabolanti promesse non suffragate da altrettanto efficaci misure di contenimento della spesa. Da tenere sotto controllo anche la cattiva pratica di utilizzare i depositi di tesoreria (il Tesoro ha lasciato scadere a fine anno dei titoli di Stato senza emetterne di nuovi) per ridurre all’apparenza il debito pubblico, che comunque staziona caparbiamente sopra i 130%.
Sul numero di domani, Affari & Finanza pubblica anche un’inchiesta sulle “Big Pharma” che si preparano a vivere una nuova fase di fusioni per ridurre i costi della ricerca e utilizzare i cospicui utili accumulati: il “fondo cassa” sarebbe, secondo gli analisti interpellati, di 1000 miliardi di dollari. C’è poi un reportage sul primo trionfale anno di Wall Street, che ha accumulato record a catena, dell’era Trump. Alle sue promesse economiche, si continua a credere.