la Repubblica, 21 gennaio 2018
Lo «shutdown», le regole e i numeri dei repubblicani
• Che cos’è la “chiusura”?
“Shutdown” significa “chiusura, cessazione” ed è quello che dalle 00.01 di ieri è accaduto al governo americano. Ovvero: non è stata approvata in tempo una “finanziaria” che giustifichi le spese del governo federale, dei suoi enti e delle sue agenzie.
Dunque, visto che non c’è una copertura formale e non si può aumentare il debito pubblico senza l’autorizzazione del Congresso americano (Camera e Senato), sono stati bloccati i fondi federali.
• Come si è potuti arrivare a questo punto?
Premesso che non è la prima volta che questo accade in America (anzi, è la 18esima), stavolta nel settembre 2017 è terminato l’anno fiscale americano. Da allora non è stata approvata dal Congresso una legge di bilancio a lungo termine per il 2018, bensì di volta in volta “mini-finanziarie” valide per poche settimane.
L’ultima di queste aveva validità fino alla mezzanotte del 19 gennaio. Dopo l’ok della Camera, al Senato però non si è trovato un accordo.
• Ma i repubblicani non controllano sia la Camera sia il Senato?
È vero, ma questo non è bastato al Senato, dove i repubblicani hanno una maggioranza risicata (di base 52-48). A causa di alcune complesse questioni legislative americane, per la legge di bilancio serviva una maggioranza di almeno 60 voti. I repubblicani sono invece arrivati soltanto a 51.
• E perché non è stato raggiunto un accordo?
Soprattutto (ma non solo) per la questione dei “dreamers”, centinaia di migliaia di figli di immigrati irregolari americani che hanno sempre vissuto negli Stati Uniti. Obama aveva “sanato” la loro posizione, Trump ha revocato l’ordine esecutivo di Obama e quindi ora, per salvare i “dreamers” dall’espulsione, il Congresso deve arrivare a un accordo prima di marzo, che sinora non è stato trovato. I repubblicani inoltre vogliono più fondi per il muro al confine con il Messico e una parte dello stesso partito di Trump ulteriori fondi destinati alla Difesa.
• E ora che cosa succede?
Fino a quando non si esce dallo stallo, le attività del governo e dei suoi enti – esclusi servizi di sicurezza e di emergenza essenziali come controllo del traffico aereo, sanità e difesa militare – sono fortemente limitate. Gli impiegati pubblici passano in congedo forzato provvisoriamente senza paga.
Chiudono sportelli federali, musei, parchi nazionali.Nell’ultimo shutdown, quello capitato con Obama nel 2013, a un certo punto a sorvegliare il confine con il Canada (circa 9mila km) rimase una sola guardia di frontiera.