Corriere della Sera, 22 gennaio 2018
Boss in cella, è il figlio dell’autista di Riina
«Rovinafamiglie» definiva i pentiti. Solo qualche anno fa riteneva che sarebbe stato «meglio morire piuttosto che diventare un infame». Deve essere successo qualcosa di insanabile all’interno dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo, se ad appena un mese dall’arresto ora è proprio lui a saltare il fosso. Un nome di rango quello di Sergio Macaluso, 44 anni, che fa temere un terremoto per quel che resta di una Cosa nostra che sta tentando faticosamente di riorganizzarsi dopo essere stata sostanzialmente disarticolata con la cattura di quasi tutti i capi storici.
Cosa sta raccontando? Presto per dirlo. «Siamo ancora alle prime verbalizzazioni» avvertono gli inquirenti. Quanto basta comunque per far scattare i primi cinque arresti che fanno anche intravedere come la mafia tenta di rigenerarsi mettendo in campo terze e quarte linee che in assenza dei vecchi capi hanno rapidamente scalato le gerarchie mafiose. Tra questi spicca il nome di Giuseppe Biondino, 41 anni, da qualche anno nuovo capo della «famiglia» di San Lorenzo. Stiamo parlando di uno dei clan storici di Palermo, zoccolo duro di Cosa nostra.
Nel dicembre scorso venne arrestata anche Maria Angela Di Trapani, la moglie del boss Salvino Madonia, definita «la padrona» del mandamento di Resuttana. E proprio in quel blitz fu arrestato anche il nuovo pentito Sergio Macaluso, che conosce bene gli equilibri interni a mandamenti che sono strategici negli equilibri di Cosa nostra. A partire appunto dal ruolo di Giuseppe Biondino.
Un personaggio considerato in forte ascesa anche in virtù del cognome che porta. Si tratta infatti del figlio di Salvatore Biondino, passato alle cronache «semplicemente» come l’autista del boss Totò Riina. Era infatti lui alla guida dell’auto sulla quale viaggiava il «capo dei capi» il giorno della cattura ad opera della squadra del capitano Ultimo. «In realtà Biondino non era solo l’autista di Riina – spiegano gli inquirenti – ma anche il capo mandamento di San Lorenzo. Ruolo che mantiene anche oggi, nonostante sia all’ergastolo e al 41 bis. Chi esercita il comando al suo posto sono solo dei reggenti. Lui ne resta comunque il capo».
Insomma una caratura pesante quella dei Biondino. Per questo la Procura e i carabinieri di Palermo lo ritengono «un altro colpo ai tentativi di riorganizzazione di Cosa nostra». La sua cattura è stata accelerata per paura che potesse scappare. Documentati diversi viaggi in Spagna dove forse stava organizzando le coperture per un’eventuale latitanza. Con lui è finito in manette anche l’esponente di un’altra «famiglia» storica: Francesco Lo Iacono, nipote del vecchio capomafia di Partinico.
Agli arrestati, oltre al reato di associazione mafiosa, vengono contestati vari episodi di taglieggiamento ai danni di imprenditori locali, che poi era anche l’attività di Macaluso prima dell’arresto. Nelle intercettazioni che portarono al suo arresto e a quello della moglie di Salvino Madonia si vantavano che c’erano commercianti che, ancor prima di aprire l’attività, cercavano la loro protezione. «Le estorsioni sono uno dei business che la mafia palermitana sta cercando di implementare per far fronte alle gravi difficoltà economiche – spiegano gli inquirenti —. Non ha mai abbandonato questa attività, ma ora più che mai ne ha bisogno per alimentare il circuito di sostentamento e per garantire lo stipendio alle famiglie dei detenuti».