La Stampa, 22 gennaio 2018
Nell’era del sesso sfrenato il buon gusto flirta con le meraviglie dell’eros
Una Venere in blu di Yves Klein è a qualche lotto di distanza da una terracotta romana del I secolo che raffigura una scena di bordello, nel catalogo dell’asta di Sotheby’s «Erotic Passion & Desire» che si terrà a Londra, il 15 febbraio. Ci sono 19 secoli tra le due opere, ma un comune richiamo dei sensi si avverte, come fosse palpabile.
Kate Moss è trasfigurata in una musa nuda al laser nella stampa lenticolare su lightbox di Chris Levine, artista noto per i ritratti di personaggi celebri trasfigurati da luci psichedeliche, una serie che include Elisabetta II. Naturalmente, la sovrana è assente da questo bazar carico di desideri che attraversa le epoche e le culture in 90 oggetti d’arte: da una figura itifallica del Messico prima degli Aztechi al primo numero di «Playboy» con il nudo integrale di Marylin Monroe; dai disturbanti amplessi di manichini fotografati da Man Ray al vorticare di seni al vento in un irriverente parterre di Ascot «inventato» da Gunther Sachs, fotografo di «Vogue» e playboy.
La morale ha i suoi cicli. E l’arte ha spesso sfidato la morale con la rappresentazione del sesso. Oggi «Playboy», in crisi, ha rinunciato ai nudi integrali. E «Vogue» ha esiliato i fotografi-star Mario Testino e Bruce Weber dopo le accuse di molestie da parte di modelli ed ex-collaboratori, mentre una petizione per ritirare il dipinto di Balthus «Therese Dreaming» dal Metropolitan di New York, per «la riduzione dei bambini a oggetti», ha raccolto 8 mila firme. Così possono tornare a far scandalo i nudi di Picasso e Matisse, in vendita da Sotheby’s insieme con le orge di George Grosz e di Terry Rogers, passando per il Superman con il pene eretto di Raymond Pettibon e il modello che mima la masturbazione di Robert Mapplethorpe? «Il sesso è un formidabile strumento di marketing, anche quando si tratta di vendere arte, che è appunto il mestiere di Sotheby’s», ragiona la critica d’arte Cristiana Perrella. «Ma è anche un tema di riflessione. Uno stupro mimato, che può disturbare in una pubblicità, in un’opera d’arte fornisce letture più complesse». La libertà artistica si è ristretta al tempo della campagna di Me too? «Non credo – osserva -. Mi hanno proposto una mostra sull’amore. Ho risposto che mi avrebbe interessato di più farne una sul sesso».
È vero: il richiamo sessuale continua a stare nei primi posti degli strumenti del marketing. Ma è sfidato dall’impegno sociale nella pubblicità, come ha rilevato il quotidiano inglese «Guardian». In ogni caso appare astuta la mossa di Sotheby’s di far precedere l’asta del 15 febbraio da un «panel» di discussione, a cui parteciperà Pamela Anderson, la sex symbol degli Anni 90. Intanto online si può leggere un’intervista in cui la protagonista di «Baywatch» afferma che l’arte erotica oggi è più importante che mai. «Perché è umana. È l’essenza di ciò che siamo. E abbiamo bisogno di ricordarci delle cose che ci fanno felici».
E nell’arte e nella letteratura? «Mi preoccupa che il sesso sia sempre di più concepito come una forma di assalto. Stiamo impacchettando la vecchia pruderie con una carta di nuovo progressismo», ha denunciato la scrittrice americana Lionel Shriver. Il nostro è un tempo che, accanto al porno dilagante di Internet, ha visto nascere pubblicazioni – anche digitali – dalla sensualità sofisticata e provocatoria, come «Polanski» o «Arsenic Magazine». O come l’italiano «Flewid». «Cerchiamo di far passare una nuova idea di bellezza, come rendere sensuale una modella con degli handicap o contrapporre modelli bianchi nudi a modelle nere vestite», illustra Angelo Cricchi, direttore della rivista. Il suo ultimo progetto riguarda confessioni di ragazze ritratte in kimono più o meno aperti. Già, il sesso in forma d’arte spesso gioca con l’occhio dello spettatore. E suscita equivoci. Una delle opere all’asta, un gruppo scultoreo romano, rappresenta apparentemente l’assalto di un fauno a una ninfa, solo che la ninfa si rivela un ermafrodita: è lui, alla fine, a intrappolare il fauno.