La Stampa, 22 gennaio 2018
La diplomazia del rossetto Hyon, l’ex amante di Kim emissaria nell’altra Corea
La signora in nero esce dal treno proiettile che va dritto da Seul a PyeongChang con il suo seguito di fascino e mistero. È l’unica donna ammessa nella delegazione della Corea del Nord impegnata nei sopralluoghi al Sud per i primi Giochi vissuti da Paese unito. Soprattutto, è un concentrato di potere e ambiguità che ha sedotto il regime. Secondo certe voci pure il suo leader. Hyon Song-wol è la direttrice delle Moranbong, la band femminile più importante della dittatura. Nato per celebrarla, il gruppo è tutto femminile e ogni elemento è stato scelto direttamente da Kim Jong-un che prima le ha lasciate sfogare e diventare famose grazie a Frank Sinatra, rivisitato con il violino elettrico, e alla colonna sonora di Rocky, ballata in minigonna e tacchi argentati, poi le ha riprogrammate su un copione più istituzionale che prevede quasi esclusivamente il culto della sua persona, in chiave elettro-pop. Ora le esporta al Sud, capitanate da lei, la donna che visse due volte. Leggenda vuole che nella prima vita, Hyon Song-wol fosse l’amante del divino Kim e ora sia il suo emissario. In mezzo c’è una presunta morte e non una qualsiasi: giustiziata nel 2013 per colpa di un video considerato hard. Messa al muro con altri dodici artististi-dissidenti. Qualcuno è davvero sparito dalla circolazione. Lei è tornata circa un anno dopo, radiosa moglie di un alto ufficiale e incinta. Ha cantato per il grande capo in una parata per le lavoratrici e un paio di anni dopo è diventata il volto delle Spice Girls targate Corea del Nord. Le Morabang in realtà contano di più, come le colleghe britanniche hanno dettato la moda, a partire dal taglio corto, ma a differenza delle ex Posh e Sporty non hanno concorrenza, non rischiano di essere superate in classifica o sorpassate dal tempo e sono l’unica forma di intrattenimento musicale ammessa al di fuori dal monotematico spartito di stato. Controllate e potenti, come tutti i modelli. Hyon Song-wol è anche a capo della più seriosa Samjiyon Orchestra e si è presentata al Sud con cappotto nero, stola di pelliccia, stivaletto alla caviglia. Autoritaria. Ha accennato un vago sorriso tra fotografi e curiosi, ha parlato solo al suo segretario, ha segnato una lista di dettagli riguardo alla sala concerti di Gangnueng, sede del festival culturale che dovrebbe mescolare stile del Nord e stile del Sud. Ma giusto per dare l’idea il «Korea Times» ha titolato «Il Sud avrà lo stomaco per digerire le Moranbang?». Tutto il carrozzone è piuttosto ingombrante: cheerleader, banda, orchestra, 140 elementi per diversi spettacoli con l’unico scopo di esaltare il dittatore che gioca con il nucleare. La scaletta deve essere approvata dal solito tavolo allargato, con ministri e autorità varie di ambo le parti, però intanto è lei che cammina fiera in terra nemica dettando i nuovi confini di coabitazione forzata. La presunta amante di Kim, la ragazza che doveva essere giustiziata per la gelosia della moglie di lui, la donna ricomparsa con i gradi e il passo militare. La porta del treno di PyeongChang si è aperta e lei ha sfidato il Sud, l’Occidente, i curiosi, i contestatori, i dissidenti. Per le Olimpiadi si ripresenterà, alla guida dell’esercito della bellezza.