La Stampa, 22 gennaio 2018
Tra Gentiloni e Macron un trattato a due per rilanciare l’Europa
Il dado è tratto. A pochi giorni dall’annuncio del rafforzamento dell’asse Roma-Parigi, il premier italiano Paolo Gentiloni e il presidente francese Emmanuel Macron hanno inviato ai sei saggi convocati per lavorare al cosiddetto «Trattato del Quirinale» la lettera d’incarico con cui si definiscono ambiti, compiti e fini del rinnovato rapporto d’amicizia. L’impegno, assunto ufficialmente durante l’ultima visita in Italia dell’inquilino dell’Eliseo, assume così una prima configurazione concreta in vista della formalizzazione definitiva pianificata per il prossimo bilaterale che si terrà in Italia nella seconda metà del 2018.
Il Gruppo dei saggi – che sul fronte nostrano corrispondono ai nomi di Franco Bassanini, Marco Piantini e Paola Severino – avrà dunque alcuni mesi a disposizione per tracciare la road map verso il traguardo stilizzato l’11 gennaio da un tweet dello stesso Macron: «Dare una forma politica particolare alla nostra relazione con l’Italia, come abbiamo fatto con la Germania e il trattato dell’Eliseo».
Ribadendo quanto Italia e Francia siano «naturalmente legate da una vicinanza storica, economica, culturale e umana eccezionali», la lettera enfatizza l’orientamento politico concordato sin dal vertice di Lione. «Il “Trattato del Quirinale” – si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi – dovrà dare un forte impulso alle relazioni tra i nostri due Paesi strutturandole e dando loro dei nuovi obiettivi, arricchiti di una duplice dimensione bilaterale ed europea».
La tabella di marcia detta, se non i contenuti, il ritmo. I lavori del Gruppo saranno organizzati in due tempi: una prima fase focalizzata sul contenuto del futuro Trattato, sia dal punto di vista delle proposte istituzionali che di quelle dei settori di partenariato indicati nel Trattato stesso, e una seconda dedicata invece alla redazione vera e propria del progetto d’intesa.
Già a Roma Gentiloni e Macron avevano lasciato intendere di aver radicalmente voltato pagina rispetto alle tensioni dell’estate 2017, dovute ai dissidi sulla questione libica e sull’assetto di Fincantieri. La lettera mette ora nero su bianco come il quadro istituzionale dovrà favorire l’affermazione graduale e duratura di un «riflesso italo-francese» e di una cooperazione strutturata ma parimenti agile e flessibile.
Ma di cosa dovranno occuparsi esattamente i sei saggi quando la lettera cita «settori di cooperazione da approfondire» o da creare ex novo? Due ambiti in particolare appaiono importanti per il futuro delle relazioni italo-francesi. Da una parte i temi legati alla cooperazione bilaterale in campo economico, industriale e innovativo, dall’altra quelli relativi all’istruzione, la cultura, la ricerca, l’insegnamento superiore. Il Gruppo riferirà su questo entro la fine del mese di aprile.
Sullo sfondo c’è l’Europa. Sebbene il «Trattato del Quirinale» nasca «per favorire gli sviluppi futuri delle nostre relazioni bilaterali», il quadro di riferimento è l’Europa, i valori comuni di riferimento da cui ripartire per negoziare una sorta di rifondazione dell’Unione.