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 2018  gennaio 21 Domenica calendario

America ieri. Riflessi nel grande schermo

Sono sorprendenti, Helen Mirren e Donald Sutherland. Da soli, i loro fragili Mrs. e Mr. Spencer danno senso cinematografico a Ella & John – The Leisure Seeker (The Leisure Seeker, Italia e Francia, 112’). Riesce difficile dire lo stesso di Paolo Virzì e dei suoi cosceneggiatori Stephen Amidon, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo.
Tratto da un romanzo di Michael Zadoorian, il film racconta il lungo viaggio di Ella e John dalla loro Boston fino alle Florida Keys, alle isole che stanno a metà fra gli Usa e Cuba. Lì c’è la casa che appartenne un tempo a Ernest Hemingway, lo scrittore alla cui opera John, professore di letteratura in una high school, ha dedicato una intera vita di studi e amore. Per Ella si tratta però anche di ritrovare il passato ormai troppo lontano della loro gioventù e delle vacanze con i figli Jane (Janel Moloney) e Will (Christian McKay). Recuperato dalla rimessa in cui stava da anni il vecchio camper di famiglia – “il cercatore di svago”, appunto –, i due imboccano la Old Route One, la strada che da Fort Kent, nel Maine, attraversa le prime tredici colonie di quelli che poi sarebbero diventati gli Stati Uniti, fino ad arrivare a Miami. In qualche misura, il viaggio non è solo un ritorno al passato e al mito della loro gioventù, ma anche al passato e al mito del loro Paese.
Alla guida sta sempre lui, il professore ormai preda dell’Alzheimer, ma ancora capace di tenere saldo il volante. Non importa che per lo più non ricordi dove stia portando il camper, né dove si trovi. Del resto, gli capita di non ricordare neppure il nome dei figli e di non riconoscere la moglie. Ricorda invece, e riconosce in fotografia, la loro vicina di casa, da sempre la migliore amica di Ella. Alla moglie basta averlo vicino, curandosene con un amore che il tempo non sembra aver diminuito. E anche lui, nei momenti di lucidità, se ne prende cura come quaranta e più anni prima.
Non è originale il “tema” di Ella & John: due anziani, anzi due vecchi sono a un passo dalla fine (lei ha un cancro terminale) e hanno l’ultima occasione di essere davvero vivi. Così come non è originale la conclusione del racconto, che lasciamo alla curiosità dello spettatore. Meno risaputa è, o promette di essere, l’intreccio fra una storia privata e la storia pubblica di una nazione. All’inizio del film, quasi ad annunciare questo intreccio, la strada dove gli Spencer abitano viene attraversata da un auto dal cui altoparlante qualcuno urla slogan elettorali di Donald Trump. Sapremo poi che il professore è sempre stato un democratico e un liberal, mentre la moglie da giovane sosteneva e votava Ronald Reagan. Significativo è, o dovrebbe essere, che ancora più tardi, il povero John si perda tra una piccola folla di repubblicani inneggianti a Trump, e si metta lui stesso ad applaudire con entusiasmo. Per sfortuna, forse troppo impegnata con la storia privata, su tutto questo la sceneggiatura evita di illuminarci ulteriormente.
La storia privata, dunque, procede sempre uguale a se stessa, piana e senza punti bassi, ma in compenso senza punti alti, tranne uno. La vecchiaia è un furto di vita, si lamenta a un certo punto John. Per un attimo smette di essere l’uomo vinto che è. A lui fa eco Ella, con lo stesso tono finalmente duro e “cattivo”, come di chi stia per fare i conti con la crudeltà dell’esistenza, accusandola di rubare se stessa a se stessa. Ma è solo un attimo. Subito, tutto torna alla normalità, con fatti che si sommano a fatti, incidenti che si sommano a incidenti, senza modificare l’andamento pianeggiante e ovvio del racconto.
A movimentare il paesaggio forse dovrebbe provvedere uno scontro, sullo sfondo, tra Will e Jane. Ma la sceneggiatura si limita a evocarlo, e poi evita di trarne conseguenze. Lo stesso accade per un colpo di teatro che prelude alla fine del film, e che invece sarà riassorbito senza conseguenze nel vogliamoci bene che lo conclude.
Insomma, se Ella & John ha un senso cinematografico, lo si deve a Mirren e Sutherland, sorprendenti.