la Repubblica, 21 gennaio 2018
Ecco i safe bond Bce per rilanciare l’unione bancaria
Non chiamateli Eurobond, ma certo sono qualcosa di simile. Tutto è pronto per il lancio degli European safe bond, i cosiddetti Esbies. La differenza è tecnica: con gli Eurobond tutti i Paesi sono responsabili in solido, se fallisce l’Italia la Germania paga. Con gli Esbies non c’è nuovo debito: sono titoli “sintetici” creati con la cartolarizzazione di bond statali già esistenti, sulla cui solvibilità ogni Paese continua a essere responsabile. Il progetto è completo: Philip Lane, il banchiere centrale irlandese che ha guidato la task- force apposita su incarico di Mario Draghi, lo annuncerà domani a Helsinki in un convegno, e il rapporto finale verrà pubblicato entro fine mese. Funziona, secondo le indiscrezioni, così. Un nuovo organismo, probabilmente sotto l’egida Bce, acquisisce un certo ammontare di titoli provenienti dal monte- debiti pubblici europei ( ripartiti secondo la quota nella Bce stessa, il 17% per l’Italia). Questi debiti vengono cartolarizzati e trasformati in Esbies. Quale quota del debito sarà interessata? Per ora non più del 4-5% per avviare la fase sperimentale, in futuro chissà. I nuovi titoli sono impacchettati in tretranche: senior, mezzanine e junior. Alla prima viene attribuita la tripla A, alla seconda un rating minore ma comunque investment grade ( fino alla tripla B), alla terza la qualifica di junk- bond e un rendimento appetibile, tipo il 5-6%.I nuovi titoli, offerti sul mercato, contribuiranno alla diversificazione dei portafogli. Le banche verosimilmente compreranno quelli con miglior rating, gli hedge fundquelli a rischio. Tutte e tre le categorie contengono variamente miscelati titoli di tutti gli Stati: il rischio degli junior deriva dal fatto che se uno dei 19 Paesi dell’euro fallisce, vengono caricate le perdite per primi appunto su di essi. Tutto è, ripetiamo, ancora allo stato di progetto, ma l’intenzione è di evitare il sovraffollamento dei titoli di Stato nei portafogli bancari, il motivo per cui la Germania vede un’instabilità di fondo nei bilanci degli istituti e blocca l’ultima “gamba” dell’unione bancaria ( dopo la vigilanza e il bail-in), cioè la creazione del fondo comune di garanzia ai depositanti.Non avendo più gli investimenti concentrati nei titoli dello Stato di appartenenza, ma riducendo questi acquisti e affiancandogli gli Esbies, si attenua la dipendenza dall’andamento dei bond stessi. E d’altro canto scende il rischio che un fallimento bancario si ripercuota sulla patente di affidabilità di un Paese. È quello che i tedeschi chiedono: meno dipendenza reciproca. La partita è cruciale: se avranno il via libera operativo, gli Esbies potranno sbloccare il completamento dell’unione bancaria auspicato da Merkel e Macron nel loro incontro di venerdì come parte fondamentale nel rilancio dell’euro. Un processo in cui l’Italia continua a brillare per la sua assenza.