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 2018  gennaio 21 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 164 (L’economia del Buddha. I suoi insegnamenti ci salveranno dalla crisi)   Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca   ECONOMIA IN CHIAVE BUDDISTA Etica

LIBRO IN GOCCE NUMERO 164 (L’economia del Buddha. I suoi insegnamenti ci salveranno dalla crisi)
 
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ECONOMIA IN CHIAVE BUDDISTA
Etica. «In linea di principio l’economia dovrebbe contribuire a dare [all’umanità] gli strumenti per una concreta crescita individuale e sociale, anziché proporsi solo come mezzo per stimolare bisogni egoistici, fomentare contese o provocare squilibri e insicurezza negli innumerevoli ecosistemi del pianeta. L’etica, e il comportamento che inevitabilmente ne deriva, contribuisce alle cause e alle condizioni che portano a definire chi siamo e in quale tipo di società e di ambiente viviamo» (Paryudh Payutto, Buddhist Economics)
Prosperità. Nell’economia buddista la prosperità non è equiparata al valore delle merci e dei servizi (prodotto interno lordo), come accade nell’economia di mercato, ma a come una persona riesce ad utilizzare le risorse per costruirsi una vita ricca di significato.
Asili. Gli economisti Samuel Bowles ed Herbert Gintis, che hanno analizzato l’evoluzione dell’altruismo e della reciprocità nelle società, sostengono che i gruppi dotati di norme etiche e cooperative sono sopravvissuti e si sono espansi. In The Moral Economy, Bowles dimostra come le politiche economiche che usano punizioni monetarie in situazioni in cui la gente si comporta tendenzialmente in modo etico, anziché egoisticamente, producono un indesiderato comportamento egoistico. Un esempio è quello negli asili nido americani dove viene comminata una multa ai genitori che vanno a riprendersi i figli in ritardo rispetto all’orario di uscita. Invece di diminuire, il fenomeno è aumentato perché la penalità monetaria sostituisce il senso del dovere civico.
Paradosso. Il paradosso di Easterlin: una volta soddisfatti i bisogni i bisogni essenziali, all’aumentare nel tempo del reddito nazionale pro capite la felicità nazionale media tende a restare la stessa.
Famiglie. Secondo una ricerca condotta dalla stessa Clair Brown su come le famiglie americane hanno speso il denaro nel corso del XX secolo, più il reddito aumenta nel tempo, più le famiglie emulavano il modello di consumo delle fasce di reddito superiori e introducevano nel loro stile di vita nuovi beni e servizi. Nel 1918 una famiglia di salariati spendeva il 93% del budget per generi di prima necessità e il 2% per i generi di lusso. Nel 1988, spendeva solo il 55% del budget per i beni essenziali, il 23% per i beni di comfort e il 22% per gli articoli di lusso.
Ore. Nel 2014 i tedeschi hanno lavorato in media 1.371 ore, i danesi 1.430, i giapponesi 1.729 e gli americani 1.789.
Lavoro. Perché lavorano tanto? «Sia gli uomini d’affari sia gli operai cercano disperatamente di guadagnare più soldi per poter tenere il passo con l’ancor più rapida crescita dei loro desideri soggettivi» (i sociologi Helen e Robert Lynd nel loro studio Middletown scritto negli anni Venti).
Guerre. Le guerre mosse dagli Stati Uniti all’Iraq e all’Afghanistan sono state le più costose della storia. Seconda una ricerca condotta dalle università Harvard, Columbia e Brown, sono costate complessivamente fra i 4.000 e i 6.000 miliardi di dollari.
Emissioni. Le attività economiche che provocano emissioni di gas serra sono soprattutto l’industria dell’energia (il 35%) e l’agricoltura (il 26%).
Cemento. L’industria del cemento provoca il 5% delle emissioni globali di Co2. Quasi la metà del cemento mondiale è prodotto in Cina.
Ghiacciai. Secondo un’indagine basata su 5.200 misurazioni prese a partire dal 1850, nella catena dell’Himalaya, nelle Ande, nelle Alpi e nelle Montagna Rocciose i ghiaccia si stanno «ritirando» a un ritmo sempre più rapido. Il 69% dell’acqua dolce del pianeta è contenuta nei ghiacciai e nelle calotte glaciali.
Acqua. Da uno studio decennale delle falde acquifere globali risulta che i livelli dell’acqua in ventuno delle trentasette maggiori falde acquifere sono scesi sotto il punto critico di sostenibilità.
Perdita. Si calcola che entro la fine del secolo gli Stati Uniti potrebbero subire una perdita economica di 180 miliardi di dollari a causa della siccità e della scarsità d’acqua.
 
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 21/1/2018