La Stampa, 20 gennaio 2018
Bustine da gustare e da leggere, ecco la storia infinita del tè
Ha 110 anni e non li dimostra. Anzi, li ha attraversati con leggerezza e persino con un tocco artistico, delicato, un po’ inusuale. La protagonista di questa storia ultracentenaria è la bustina di tè, quella che con gesto quotidiano mettiamo nella tazza insieme con l’acqua giusta (temperatura appena al di sotto dei 100°,mai bollente!). A inventarla nel 1908 fu un commerciante di tè di New York, Thomas Sullivan.
E come molte invenzioni si deve al caso: Sullivan pensò di inviare dei campioni dei suoi tè in piccoli sacchetti di seta. Molti dei suoi clienti trovarono che immergerli direttamente nell’acqua senza stare ad aprirli fosse più pratico. L’idea funzionava e il commerciante passò rapidamente dalla più costosa seta a sacchettini di garza di cotone e a una produzione in grande stile. Ebbe più fortuna di due intraprendenti signore di Milwaukee (Wisconsin), Roberta C. Lawson e Mary Molaren, che per evitare sprechi di tè nel caso di una singola tazza avevano inventato taschine di cotone per la dose giusta di foglie. Brevettarono la loro «bag» nel 1903 ma non riuscirono a immetterla sul mercato, come mister Sullivan.
La storia
Negli Usa la teabag ebbe subito successo e già negli Anni ’20 faceva parte della dotazione-tipo di ogni soldato. Più scettici gli inglesi che si convertirono alla bustina solo a partire dagli Anni ’50, ma hanno recuperato il tempo perduto, visto che negli ultimi dieci anni le teabag hanno raggiunto il 96% del mercato del Regno Unito.
Intanto sono migliorati i materiali: carta da filtro, mussola di cotone, e ora pure una speciale plastica per uso alimentare silken, ovvero a effetto seta, semi-trasparente, che lascia vedere le foglie all’ interno e viene utilizzata soprattutto per le nuove teabag piramidali. Si evolve anche la confezione dei sacchetti, prima cuciti a mano, poi a macchina, finchè nel 1930 William Hermanson della Technical Papers Corporation di Boston inventa le bustine di tè in carta termosaldate. Cambia pure la forma: nel 1944 si passa dal sacchetto alla bustina rettangolare, nel 1952 Lipton brevetta la bustina «flo-thru», a soffietto, che assicura un infuso più veloce e più forte. Proprio come la forma a piramide, inventata dalla tea company british Brooke Bond, che offre al tè il 50% di spazio in più per espandersi rispetto a una bustina di tè piatta, migliorando il risultato. Nel 1992 un altro grande marchio, Tetley, lancia una bustina tonda, ma rimane una curiosità soprattutto estetica.
Ora si sono diffusi anche i tea-sock, «calzini da tè»: filtri usa e getta da riempire con il tè preferito. Questo per ovviare al difetto che i puristi del tè vedono nelle bustine: la standardizzazione del sapore e la minore qualità – foglie spezzate, polvere di tè – anche se oggi si moltiplicano i tè speciali pure in bustina.
Come quadri
E il tocco artistico-culturale? Ce n’è più d’uno. C’è chi le bustine le raccoglie e qualche maison propone raffinati cofanetti da collezione. La designer di moda Ayzit Bostan, turca di nascita e tedesca d’adozione, con l’azienda di Amburgo Hälssen & Lyon che si occupa di commercio di tè dal 1879, ha realizzato una piccola collezione di bustine di cotone e seta che riprendono le borse-icona. La Teabag Collection, in edizione limitata, presentata all’ultima Berlin Fashion Week, contiene cinque borse-bustine, ognuna con una diversa miscela di tè.
Ruby Silvious, visual artist e graphic designer filippina che vive a New York, sfrutta le bustine di tè usate – quelle semplici con il filo attaccato e l’etichetta – come tele riciclate e ultraminimal su cui creare opere d’arte poetiche. Ha cominciato il 3 gennaio 2015, e ha pubblicato 363 Days of Tea, un graphic-diary da teomane. Poi nel 2016 sono state 52 settimane di tè, e una mostra a Itoshima, 26 giorni di tè in Giappone. Ultima esposizione nel 2017, a Hyères, in Provenza: 26 giorni di tè in Francia.
E a dicembre è stata lanciata Narraté, ovvero le fiabe del buongiorno. Una piccola collana di teabags con annesso libretto e racconto inedito. Miscele esclusive, grafica curata ed ecologica, autori giusti (uno per tutti, Roberto Piumini con La Bambina al Buio, ma c’è pure Dante) per storie che si leggono, in 5 minuti. Esattamente il tempo di infusione della bustina di tè.