La Stampa, 20 gennaio 2018
PopVicenza, arrivano i sequestri ma solo per le spese processuali
Gianni Zonin, presidente della Popolare di Vicenza per 19 anni e creatore del gruppo vinicolo che porta il suo nome, che ha 200 milioni di fatturato e vende vino in 100 paesi del mondo, risulta possessore di un «piccolo» terreno nella sua Gambellara e di un immobile di «modesta estensione» in Toscana. Oltre a 51.920 azioni della vecchia Popolare, praticamente prive di valore. Tutto il resto è stato intestato alla moglie e ai figli. E tutto il resto significa immobili, palazzi, tenute e vigneti sparsi per l’Italia e nel mondo. La Gianni Zonin Vineyards sas e la Zonin Giovanni sas, le accomandite personali sono finite ai figli. Alienato anche il 5,38% della Casa vinicola Zonin spa, mentre alla moglie è andato il 2% di Tenuta Rocca di Montemassi che già possedeva il 98%.
«La gran parte del patrimonio dell’imputato è stato quindi ceduto ai familiari nell’arco di un biennio e tale attività dismissiva (...) concretizza il pericolo che, in caso di condanna, l’imputato non disporrebbe delle garanzie sufficienti a coprire il credito vantato dall’erario per le spese del procedimento», scrive il gip di Vicenza nel decreto che ha autorizzato il sequestro di 346 mila euro ai danni dell’ex numero uno della Bpvi. Analogo provvedimento è stato eseguito ieri contro altri quattro dei sette indagati nel procedimento in corso a Vicenza sul crac della vecchia popolare, attualmente nella fase dell’udienza preliminare per il quale oggi è prevista una nnuova udienza
Si tratta dell’ex direttore generale Samuele Sorato, del vice dg Andrea Piazzetta, del responsabile della redazione dei documenti societari Massimiliano Pellegrini e dell’ex consigliere Giuseppe Zigliotto. Per altri due indagati (i vice direttori generali Paolo Marin e Emanuele Giustini) il gip ha ritenuto di non dover procedere con i sequestri in quanto non sono stati movimenti nei patrimoni personali nelgi ultimi due anni. Un totale di 1,7 milioni di euro, un granello di sabbia nella voragine della banca vicentina che ha fatto letteralmente sparire oltre 5 miliardi di euro di 120 mila soci. Soldi che però non andranno a risarcire i soci, come hanno chiesto ieri le associazioni dei risparmiatori, ma serviranno appunto a coprire le spese processuali in caso di condanna.
Anche perché a liberarsi del patrimonio non è stato solo Zonin. Andrea Piazzetta, vice dg per l’area finanza, risulta proprietario di un garange a Milano e di una quota di una società in liquidazione. A giugno del 2015, subito dopo la sua uscita, ha donato il proprio patrimonio immobiliare a un trust che ha sede in Nuova Zelanda e venduto il 100% della sua società di consulenza, Kernel Consulting, alla moglie. Il caso più eclatante è quello di Pellegrini. Che per due anni non ha fatto nulla e poi, poco prima del Natale scorso, mentre i finanziari stavano ricostruendo le proprietà degli indagati, ha venduto il 14% che aveva nella Stia srl incassando 703 mila euro. E utilizzato una parte di questi (443 mila euro) per comprare oro preso un Banco metalli.
Zigliotto, ex consigliere della Popolare ed ex presidente di Confindustria Vicenza, risulta proprietario del 33% della Salin Immobiliare e delle quote di altre due srl già sottoposte a pignoramento. Nel corso del 2016 ha donato il suo intero patrimonio immobiliare al suo compagno (una villa e dei terreni a Longare) e alla ex moglie (un’abitazione e un magazzino a Ravenna). Poi, sempre nel corso del 2016, ha aperto un conto in Svizzera dove ha trasferito 1,3 milioni di euro prima depositati presso una banca italiana.
Zonin, tramite il suo avvocato, ha già fatto sapere di «non aver fatto altro che pagare debiti in questi anni» e di essere disponibile a depositare una somma garanzia delle spese in caso di condanna.