La Stampa, 20 gennaio 2018
Dal petrolio alle riserve d’acqua. Il lago nel deserto degli Emirati
È un gigantesco lago sotterraneo artificiale l’arma strategica degli Emirati. L’ottavo Stato più ricco al mondo in termini di reddito pro capite sta seduto su un mare di petrolio ma neppure una goccia di acqua dolce. Per far fronte a consumi in continua crescita ha costruito una rete di desalinizzatori lungo la costa che forniscono una media di 600 litri al giorno a persona. Un sistema costoso e fragile. Perché in caso di un evento naturale, come una tempesta intensa e prolungata, gli impianti potrebbero essere costretti a fermarsi e i quasi dieci milioni di abitanti, per l’80 per cento immigrati, si troverebbero a secco.
La preparazione
Per questo nel 2002 l’emirato di Abu Dhabi, il più esteso dei sette che formano la federazione, ha deciso di creare una riserva strategica. Fra le ragioni, anche se non ammessa apertamente, c’è anche il timore di una guerra. I desalinizzatori, a poche decine di chilometri dal vicino Iran, sono un bersaglio facile e distruggerli metterebbe in ginocchio la popolazione. Il lago sotterraneo di Liwa al-Dhadra è stato perciò creato in pieno deserto, a 160 chilometri dalla costa, e a 60-80 metri di profondità. Un fiume artificiale corre poi sotto la sabbia, in tubi del diametro di 1,2 metri, e allaccia la riserva strategica alla rete di Abu Dhabi.
In caso di emergenza dal lago di Liwa al-Dhara si possono prelevare da 100 a 180 milioni di litri al giorno, sufficienti per i bisogni primari in caso di assedio. Il lago è stato ricavato in una zona dove la falda freatica ha creato enormi cavità naturali, impermeabili, ed è stato riempito in 26 mesi, con l’acqua pompata dalla costa lungo le condutture e poi fatta scendere in profondità con tubi forati. In tutto contiene 26 miliardi di litri e quindi potrebbe continuare ad alimentare gli acquedotti per mesi, anche se a ritmo ridotto.
I beduini del deserto si vantano di poter sopravvivere con poche sorsate e un pugno di datteri ma gli emiratini sono diventati oggi fra più grandi consumatori di acqua al mondo. I 600 litri consumati a testa, cioè circa 6 miliardi al giorno in tutto, servono in gran parte ad alimentare campi da golf, piscine, parchi acquatici pubblici e privati. Senza razionamento la riserva strategica durerebbe soltanto 4 giorni e mezzo, ma limitando i consumi a quelli essenziali per vivere gli Emirati potrebbero reggere a un lungo assedio.
L’inaugurazione
Il lago di Liwa al-Dhara è stato inaugurato il 15 gennaio in occasione del Water Summit ad Abu Dhabi. Il progetto è costato 450 milioni di dollari ed è stato realizzato con la più avanzata tecnologia disponibile. Le condotte sono state saldate con un sistema ad alta precisione che garantisce la tenuta per almeno 50 anni senza la minima dispersione. Il lago è controllato attraverso 300 pozzi di osservazione, che servono anche a mantenere costante il livello dell’acqua.
La scelta di una zona dove esistevano già laghi sotterranei naturali ha permesso di abbattere i costi ma ha anche ragioni politiche e strategiche. Liwa al-Dhara è una sottile mezzaluna verde di oasi che si estende per 100 chilometri vicino al confine con l’Arabia Saudita. È la regione natale della famiglia regnante di Abu Dhabi e il cuore storico degli Emirati, quando la zona desertica e poverissima aveva appena 90 mila abitanti, fino all’inizio del secolo scorso, e viveva della coltivazione dei datteri e, in estate, della pesca delle perle. Gli Emirati sono diventati indipendenti dal protettorato britannico nel 1971 e i contadini-pescatori sono diventati ricchissimi, con un reddito di 67 mila dollari all’anno, mentre la popolazione sì è moltiplicata per cento.
Il valore strategico del lago di Liwa al-Dhara è sottolineato anche dal direttore dell’Abu Dhabi Water & Electricity Authority, Saif Saleh Al Seairi: «La desalinizzazione può essere interrotta da tempeste, onde anomale, ma anche dal fenomeno della “marea rossa” che è aggravato ogni anno dai cambiamenti climatici». Cioè la proliferazione di alghe che rendono difficile, se non impossibile, la purificazione dell’acqua del mare. Al-Seairi ha anche auspicato che gli Stati vicini realizzino impianti simili, in modo da creare una «rete di sicurezza» e abbassare anche i costi di costruzione. Sono soprattutto i sauditi a essere interessati. L’alleanza anti-Iran si costruisce anche così.