La Stampa, 20 gennaio 2018
Da Viva la fisica alle Buone Maniere. Al Viminale la sfilata di siboli improbabili
«Numero 41». Alle quattro del pomeriggio, Giuseppe Cirillo, «psicologo specializzato in sessuologia clinica», cravatta rosa e berretto con la scritta «dignità», dopo un paio d’ore di attesa fa il suo ingresso nella sala preposta alla consegna dei simboli stringendo tra le mani quello del suo Partito delle buone maniere. Con l’obiettivo di istituire in tutti i Comuni d’Italia un ufficio apposito e rendere obbligatorio il test dell’Hiv – per rafforzare il concetto sfila dalla tasca un preservativo – sta raccogliendo le firme per presentarsi alle elezioni: realisticamente, solo nella circoscrizione Campania 2. Più ambiziosi i promotori del «Recupero maltolto» o del Partito valore umano, «per un nuovo umanesimo», che si prefiggono di correre in tutta Italia.
È cominciata ieri mattina prima che il ministero dell’Interno aprisse i cancelli la maratona di tre giorni – scadenza domani alle 16 – per presentare i simboli delle liste per le politiche. E, accanto ai grandi partiti – ieri sono arrivati tra i primi Grillo, Di Maio e Casaleggio per il M5S e i delegati della Lega – è tutto un fiorire di pittoreschi contrassegni, sconosciuti o quasi. Alcuni finiranno sulla scheda elettorale, altri potrebbero non passare la trafila dei controlli: ma poco importa, intanto il simbolo è lì, appeso al ministero a fare bella mostra di sé.
C’è il Robin Hood stilizzato del Fronte verde e il cuore rosso di Mic -Italia nel cuore Storie di vita vera, L’Sms Stato moderno solidale e W la Fisica, una vecchia conoscenza come I Forconi e il Movimento mamme del mondo, La catena e Free flights to Italy, che vuole presentarsi in America. E spunta anche il Sacro romano impero cattolico. C’è chi presenta un simbolo in via cautelativa, come fa la Margherita, e chi resuscita vecchi brand: spicca lo scudocrociato targato Democrazia cristiana, «non il partito di Cesa e non c’entra niente con Pizza: il nostro presidente è Giovanni Fontana. È la storica Dc, mai sciolta, di proprietà dei soci del ’92-‘93», si dice certo Diego Coroni, venuto a presentarlo. Aspetta di presentare il simbolo anche il Movimento Liberazione Italia del generale Pappalardo, ma solo per le regionali nel Lazio.
Grazie a delegati mattinieri guadagna il primo posto in alto a sinistra il Maie, il Movimento degli italiani all’estero. Poco più in là, sfila la destra con i contrassegni di CasaPound, Destre unite, Destra nazionale-Msi, Forza Nuova. Per la sinistra, spiccano Potere al popolo ma anche Sinistra rivoluzionaria. E poi i movimenti territoriali, dal Grande Nord al Patto per l’autonomia del Friuli Venezia Giulia. Sono quasi le sei del pomeriggio quando all’ingresso del Viminale si presenta anche Gabriele Paolini, il noto disturbatore televisivo: «Dico basta alla tv, non mi si vedrà più – annuncia – ma scendo in politica». Il simbolo che vorrebbe presentare se l’è tatuato in fronte: un occhio e la scritta Felis per la Lista Paolini.