La Stampa, 20 gennaio 2018
Dietro il quadro
Eppure 19 anni e un giorno fa, alla morte di Bettino Craxi, il presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, offrì alla famiglia funerali di Stato. E 19 anni dopo, quando la giunta di Sesto San Giovanni ha intitolato una via a Craxi, l’opposizione sdegnata è arrivata dal Pd, che si chiedeva come fosse possibile riservare certi onori a un condannato e latitante. La domanda andrebbe girata a D’Alema: com’è possibile offrire funerali di Stato eccetera? E a tutti i leader di Pds, Ds e Pd che si sono ispirati, con una drammatica aggiunta di velleità, alle politiche craxiane. Com’è possibile, soprattutto, e lo ha già segnalato Marcello Sorgi, seguire ancora la via giudiziaria al consenso, così accidentata? Viene in mente una storia. Qualche anno fa a Sanguinetto (Verona) si aprì un acceso dibattito su quale personalità meritasse l’intitolazione del Premio Castello Narrativa per ragazzi, se chi lo avviò, l’insigne pittore local, e a lungo sindaco democristiano, Giulietto Accordi, o chi lo ideò, il corsivista del «Corriere della Sera», Giulio Nascimbeni. Chi meglio aveva rappresentato lo spirito democratico e civile e così via? La spuntò di poco Nascimbeni e al termine dell’estenuante disputa il figlio del vincitore, Enrico, rincasò e si mise a fissare una natura morta del suddetto Accordi. La staccò dalla parete cui era appesa da lustri, e dietro trovò un altro dipinto giovanile di Accordi: un bellissimo ritratto del Duce. Saggiamente rimise il quadro al suo posto, e oggi ad Accordi è dedicato un premio di pittura. Per dire che dietro i quadri del Pd c’è il fantasma di Bettino, e lo sanno tutti.