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 2018  gennaio 20 Sabato calendario

Penitenziaria, la polizia di serie Z

Prigione di Borgo, Corsica. Verso le 9,30 di ieri, al momento di prendere servizio, due agenti sono stati aggrediti da un detenuto, aiutato da due complici, che li ha colpiti a più riprese con un coltello. Sono feriti seriamente, ma non in pericolo di vita. Uno dei due ha uno squarcio alla gola. Il detenuto, 29 anni, era stato condannato nel 2015 per omicidio, ed era segnalato per radicalizzazione. Avrebbe gridato “Allah Akbar”. Un fatto simile, l’11 gennaio, è accaduto nella prigione di Vendin-le-Vieil, vicino a Lille.
Lo stesso carcere dove, a febbraio, dovrebbe essere trasferito Salah Abdeslam, uno dei terroristi degli attentati di Parigi del 2015 al Bataclan e nei caffè, in attesa di un primo processo in Belgio. Anche in quel caso, tre agenti erano stati aggrediti da un detenuto, un jihadista tedesco, Christian Ganczarski, condannato per l’attentato di Djerba nel 2002, poi rivendicato da al Qaeda. È stata l’aggressione di troppo. Da quel giorno gli agenti bloccano l’accesso alla prigione e hanno alzato barricate seguiti da centinaia di colleghi delle prigioni di Fleury-Mérogis, nella regione parigina, di Les Baumettes a Marsiglia, di Strasburgo.
Più di 90 prigioni, su 188, seguono la protesta. Ieri a Fleury, il più grande carcere d’Europa, i celerini sono intervenuti con i lacrimogeni per far allontanare gli agenti che bloccavano l’accesso al carcere dando alle fiamme dei pneumatici. Giovedì qui si è rischiato l’ammutinamento, con 120 detenuti che rifiutavano di rientrare nelle celle dopo l’ora di uscita. Il personale carcerario chiede più sicurezza, materiale più moderno, nuove assunzioni e la creazione di settori a parte per i detenuti radicalizzati. Insomma, condizioni di lavoro migliori. Un lavoro che sono in pochi ormai a voler fare. Sono 3mila-4mila le aggressioni all’anno, secondo i sindacati. Il tasso di suicidi è uno dei più alti della funzione pubblica. Lo stipendio per chi comincia non è incoraggiante. Sulla questione della sovrappopolazione delle sue carceri, con un tasso di occupazione del 140%, la Francia è già stata ripresa più volte da Bruxelles.
Fléury che conta 4.300 detenuti, non potrebbe ospitarne più di 2.900. Almeno 150 sono i radicalizzati. “Il profilo dei detenuti è cambiato. Prima era delinquenti che sapevamo gestire. Ora spesso sono estremisti islamici. Bisogna adattarsi, ma l’amministrazione penitenziaria ha 20 anni di ritardo”, dice un agente della prigione di Vendin.
“Abbiamo paura di essere aggrediti da un momento all’altro. E se un detenuto ci blocca in un angolo, c’è il rischio che nessuno se ne accorga”, denuncia una collega. Per gli agenti delle carceri è tempo di farsi sentire. La Guardasigilli Nicole Belloubet è stata criticata per averci messo alcuni giorni ad andare alla prigione di Vendin. Ieri, in Corsica, è stata accolta dai fischi.
Per calmare gli animi, Macron ha annunciato un “piano globale” per le prigioni entro fine febbraio. Oltre alla creazione di 15 mila nuovi posti, ha promesso prigioni più moderne e l’istituzione di condanne alternative alla detenzione per sfoltire le carceri.