Il Sole 24 Ore, 20 gennaio 2018
Ginevra, il quadrilatero delle spie. Dieci anni fa il primo colpo al segreto bancario con l’operazione Hsbc
Rue des Noirettes, quartiere Carouge, Ginevra. Palazzi moderni, aiuole curate, uomini in cravatta e abito blu. Una strada tranquilla di periferia. Nel grande edificio di marmo e acciaio al numero 35 non ci sono più tracce di ciò che è accaduto dieci anni fa. Ma se c’è un luogo che identifica la fine del segreto bancario svizzero è questo palazzo. Nel 2008 qui c’era la sede della più grande banca del mondo, la Hongkong and Shanghai Banking Corporation, meglio conosciuta come Hsbc. All’epoca il maggior conglomerato del credito sulla faccia della terra. E qui, dieci anni fa, una decina persone cominciarono a risucchiare dai suoi archivi ciò che c’è di più prezioso per una banca dopo i soldi. Risucchiarono informazioni, dati, stringhe alfanumeriche, codici cifrati. La vita e il cuore di Hsbc aspirati e sepolti nel buio del deep web, lì dove i motori di ricerca non arrivano. Fu la più grande “rapina” in banca della storia. E da lì nacque la “lista Falciani”.
Hervè Falciani, 46 anni, ingegnere informatico nato a Montecarlo ma con passaporto francese e italiano fu il volto di quell’operazione, i cui contorni saranno forse svelati tra molti anni, quando gli archivi delle agenzie di intelligence americane ed europee cancelleranno la scritta “top secret” dai loro documenti. Dietro quello che è conosciuto come l’ “affaire SwissLeaks” c’erano infatti equilibri geopolitici che si modificavano e che come tali erano destinati a lasciare sullo scenario del conflitto vincitori e sconfitti: Stati Uniti da una parte, Svizzera dall’altra.
Intrigo internazionale
Fu un intrigo internazionale quello che si svolse tra il 2004 e il 2008 nella città di Calvino. Una partita sotterranea giocata prevalentemente all’interno di un quadrilatero di un chilometro quadrato i cui punti estremi erano il 35 di Rue des Noirettes, quartier generale della Hsbc, il numero 9 di Rue des Mouettes, abitazione privata di Falciani, il Parc des Bastiones e la Piscine des Vernets. Quattro punti distanti tra loro fra 700 metri e un chilometro e mezzo. Basta un’ora di cammino, oggi, per percorrere il quadrilatero e rivivere il film che portò alla fine del segreto bancario svizzero.
Il 2008 è dunque un anno di svolta. È l’anno in cui le autorità svizzere scoprono che una banca presente sul loro territorio è stata infiltrata e i suoi segreti violati. Per la Confederazione è un affronto senza precedenti. Mai si era arrivati a tanto. Dopo che i dati sono stati prelevati dalla banca nel corso del 2007 e dei primi due mesi del 2008, Falciani compie un misterioso viaggio in Libano, sotto il falso nome di Ruben Al-Chidiak, con l’obiettivo di far scattare l’allarme delle autorità svizzere su una possibile violazione del segreto bancario. I magistrati svizzeri arrivano quasi subito sulle tracce di Falciani e la mattina del 22 dicembre 2008 fanno irruzione nella sede di Hsbc, lo fermano e lo interrogano. Lo rilasciano la sera con la promessa di riprendere l’interrogatorio il giorno seguente. Ma le cose non andranno così.
La fuga da Ginevra
Falciani torna nella casa di Rue des Mouettes. «Appena rientrato cercai il telefono, un apparecchio speciale che mi era stato consegnato dagli uomini dei servizi segreti – scrive Falciani nel suo libro-confessione “La cassaforte degli evasori” (Chiarelettere), tradotto recentemente in cinese dalla China Renmin University Press -. Era un dispositivo di emergenza bianco, dalle dimensioni di una carta di credito, tanto sottile da poter essere nascosto in un libro e privo di tastiera. Mi avevano spiegato che era un cellulare “pulito”: non lasciava tracce e sfuggiva alle intercettazioni(...). Alle quattro del mattino, quando arrivò la chiamata, la voce dall’altra parte dell’apparecchio confermò che era tutto sotto controllo e che c’erano due macchine pronte in un parcheggio poco lontano da casa».
L’abitazione al numero 9 di Rue de Mouettes è un edificio di cinque piani di intonaco grigio in gran parte annerito dal tempo, all’angolo con Rue Caroline. Un ferramenta-calzolaio al piano terra, un ingresso anonimo, il parcheggio utilizzato per la fuga quasi di fronte. Quartiere tranquillo e ordinato con alcuni ristoranti italiani. Poco traffico. Un buon posto per viverci. In questo edificio ogni sera, quando Falciani collegava il suo computer alla rete, accadeva qualcosa di stupefacente. Migliaia di piccoli frammenti di file nascosti in altrettanti computer sparsi in tutto il mondo si ricomponevano e apparivano sullo schermo. Erano i dati prelevati da Hsbc, sminuzzati da un software sofisticato e immagazzinati nei pc di ignari internauti. Falciani li analizzava e doveva verificarne la veridicità.
Snowden, la piscina e l’intelligence
Da Rue des Mouettes si supera il Parc des Acacias, si oltrepassano le caserme des Vernets e in dieci minuti di cammino si arriva al complesso sportivo dove sorgono le piscine, la pista di pattinaggio e lo stadio di hockey. Dall’altra parte del piazzale ci sono gli edifici in vetro verde del quartier generale della Rolex sormontati dalla corona gialla, simbolo del più rinomato brand di orologi del mondo. In questa piazza Falciani ha incontrato per la prima volta gli uomini dei servizi di intelligence (presumibilmente) francesi e poi quelli (presumibilmente) americani che preparavano l’operazione destinata a incrinare il segreto bancario e a mettere la Svizzera sotto pressione. In quegli anni a Ginevra c’era anche Edward Snowden, l’informatico che nel giugno 2013 ha rivelato le informazioni su programmi della Nsa americana, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea. Riparato in Russia, Snowden ha raccontato che a Ginevra lavorava per la Cia e sapeva che gli agenti dell’intelligence lavoravano per infiltrare alcune banche e per convincere alcuni dipendenti ad aiutarli.
Calvino e il Parc des Bastions
Poco più di un chilometro separa le piscine des Vernets dal Parc des Bastions, proprio sotto la città vecchia. Alberi secolari, un edificio dove sorge la facoltà di lettere dell’università di Ginevra e l’imponente monumento di marmo color ocra dedicato ai padri della Riforma protestante. Al centro, le statue alte cinque metri di Guglielmo Farel, Giovanni Calvino, Teodoro di Beza e John Knox incutono un certo timore. Poco lontano, all’ingresso del parco ecco le grandi scacchiere dipinte di bianco e nero sull’asfalto dove si gioca a dama e a scacchi con le pedine giganti. Era uno dei luoghi di incontro dove gli uomini della “rete” si incontravano senza dare nell’occhio per scambiarsi informazioni e preparare l’operazione. In piedi, davanti a quelle scacchiere, un altro pezzo del segreto veniva sbriciolato.
Nascita e morte del segreto bancario
Si torna indietro superando il ponte sul fiume Arve, di nuovo a Carouge, di nuovo davanti all’edificio dove sorgeva la Hsbc Private Bank. Oggi qui ci sono le insegne dell’Ubs. Nel 1713 il Gran consiglio di Ginevra approvò un regolamento in cui si stabiliva che i banchieri dovevano conservare un registro della loro clientela e delle operazioni effettuate ma era fatto assoluto divieto di diffondere quelle informazioni. È uno dei primi documenti che attesta la nascita del segreto bancario già prima della nascita della Confederazione. Ma gli scherzi della storia hanno voluto che proprio a Ginevra una banca fosse pesantemente violata. Qui è nato e qui è morto il segreto bancario.
Dieci anni dopo
Secondo i dati del Dipartimento federale delle Finanze svizzero, nel 2006 nella Confederazione erano presenti 331 banche. Alla fine del 2016 il loro numero era sceso a 261, con un calo del 21%. I dipendenti del settore finanziario erano 195.600 dieci anni fa. Nel 2016 erano scesi a 144mila, il 26% in meno. Ginevra, Zurigo, Lugano e le altre piazze finanziarie della Svizzera hanno accusato il colpo.
Ma il traffico della sera e i negozi di lusso di Rue du Rhone sembrano non conservare nessuna memoria degli echi di quella guerra. Jimmy Choo, Prada, Zegna, gioiellerie, orologi di lusso, banche, società finanziarie, studi di avvocati e di fiduciari. A Ginevra i soldi scorrono come fiumi. Il segreto bancario è morto. Viva il segreto bancario.
.@Angelo_Mincuzzi