la Repubblica, 20 gennaio 2018
La surreale lite sul faro che illumina le notti di Venezia
Il cielo sopra Venezia. Tagliato da una lama di luce. «Un omaggio per i cento anni di Porto Marghera», dice il sindaco Luigi Brugnaro. «Solo uno sfregio ambientale in barba alla legge», replica Leopoldo Dalla Gassa, a capo di “Veneto Stellato”, coordinamento regionale contro l’inquinamento luminoso. Venezia e il Veneto litigano su Ramses II. Non il faraone, ma il faro. Allo xenon, 72mila watt.
Una delle macchine mobili più potenti al mondo che, da una settimana, spara da Marghera un fascio di luce alto 12mila metri e visibile, ma solo in buone condizioni meteo, da tutto il Veneto. L’altro giorno, per dire, lo vedevano fin da Marostica, nel Vicentino, a oltre 50 chilometri di distanza mentre ieri sera si notava a fatica da 25. «Un simbolo contemporaneo della centralità di Porto Marghera», ha spiegato nella cerimonia d’accensione Brugnaro, a capo del Comitato nazionale per il centenario del polo industriale fondato nel 1907 da Giuseppe Volpi, conte di Misurata. L’idea ha fatto discutere. E contro il fascio di luce si è subito schierato il coordinamento “Veneto Stellato”: «Palesemente contro la legge che vieta l’utilizzo di fari di questa potenza luminosa». E non per pochi giorni, ma fino al 28 marzo. Dal tramonto a notte fonda. L’Arpav, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, ci ha messo del suo per alimentare la polemica. Combinando un bel pasticcio. Dopo la segnalazione ricevuta dagli ambientalisti e a pochi giorni dal click, ha diffidato il Comune dall’accendere il faro perché fonte di «inquinamento luminoso non giustificabile». Il giorno dopo la marcia indietro: annullata la diffida, l’Arpav si è limitata a chiedere informazioni di natura tecnica e amministrativa al Comune. Un comportamento che ha fatto arrabbiare anche l’attore e comico veneto Natalino Balasso. «Fascismo luminoso», ha tuonato contro l’iniziativa.«C’è gente che vede il territorio come una discoteca», si è sfogato in un post su facebook, «con la differenza che alla discoteca un’ordinanza del Comune farebbe spegnere un faro che produce un fascio di soli 200 metri». E infine: «Da cosa ci protegge, esattamente, l’Arpav?». Anche grazie a lui la polemica ha superato i confini del Veneto, alimentando nuove petizioni. «Perché mai dovremmo spegnerlo, solo perché qualcuno non capisce il valore simbolico di questa scelta?», ribadiscono dal Comune.
Ma in procura e alla Corte dei conti ci sono già gli esposti dei comitati: su questo faro, bisogna fare luce.