la Repubblica, 20 gennaio 2018
I gesuiti, gli indios e la scelta del Sinodo
Francesco non prese nemmeno in considerazione il suggerimento di chi a fine conclave gli disse di farsi chiamare Clemente XV, per risarcire la compagnia sciolta da Clemente XIV nel 1773.Eppure nella visita di ieri ha toccato un nervo sensibile per la storia della compagnia e del papato: quello degli indios a cui riconoscere una dignità umana e credente.Fin dal 1537 Paolo III difese il loro essere «veri uomini»: principio negato dalla ferocia dei conquistatori e affermata dai domenicani come Las Casas. Fin da allora i gesuiti, come Manuel da Nóbrega, studente a Salamanca o José de Anchieta, studente a Coimbra, furono protagonisti della loro conversione, posta anche come freno alle violenze schiaviste. Attorno al fiume Paraguay i loro successori sperimentarono le reducciones soggette a Madrid che organizzavano la vita e perfino la difesa armata dei Guaranì. Un’esperienza che si diffuse (i siti di Chiquitos in Bolivia sono patrimonio Unesco) con il suo paternalismo solidale e il disciplinamento, poetizzati da film come Mission che ne raccontano la distruzione a metà Settecento. Una mossa che faceva parte della contesa europea sulla compagnia di Gesù, prima bandita, e poi sciolta fra incertezze e ambiguità dal papa Ganganelli.Gli indios, sensore del rapporto col potere coloniale o di classe, sarebbero rimasti una pietra di paragone del papato e della compagnia, fino a Giovanni Paolo II.Quando nel 1986 i vescovi brasiliani pongono il problema dello sfruttamento della «terra sacra degli indios» amazzonici, la teologia della liberazione conta i suoi martiri anche gesuiti, e nel 1993 il primo incontro continentale che ripropone il problema della teologia degli indios («theologia indorum» è espressione di Las Casas!).Appena un quarto di secolo prima che un papa latino-americano, con idee che vengono anche dal prete indio Eleazar Lopez Hernandez, riconosca quello della Amazzonia come un popolo e una chiesa con una soggettività propria, addirittura sinodale, di cui il «Francesco amazzonico» si fa voce.